Pomigliano, i sindacati dicono no alla mediazione di Sacconi: “Troppo tardi”

Pubblicato il 27 Giugno 2010 - 17:29 OLTRE 6 MESI FA

Lo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco

I sindacati che hanno firmato l’accordo separato su Pomigliano dicono no alla convocazione, da parte del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, di un tavolo a Palazzo Chigi tra azienda e parti sociali.

Per Fil, Uilm e Fismic un’eventuale mediazione del governo che tiri dentro anche Fiom e Cgil non è, scrive Repubblica, “né opportuna né gradita”.

“Non c’è bisogno di nessun tavolo del governo – dice il segretario della Fismic, Roberto Di Maulo – non capisco tra chi dovrebbe mediare e su cosa. C’è un’intesa firmata da quattro organizzazioni su cinque, un accordo che ha superato il voto dei lavoratori. L’unica cosa che si deve fare è andare avanti”.

“Se il ministro vuole fare qualche cosa, ironizza Di Maulo, faccia una legge “ad Pandam” visto che questo tipo di provvedimenti sembrano andare di moda”. Secondo il leader della Fismic, la Cgil e la Fiom “non saranno mai d’accordo”, meglio andare avanti con il progetto e “la Fiat ha il dovere morale di procedere”.

Il referendum fra i 5mila operai dello stabilimento Giambattista Vico non ha dato il plebiscito sperato dai firmatari, azienda compresa. Per questo si è arrivati a una fase di impasse con la Fiom che chiede di rivedere tutto.

L’ad Sergio Marchionne, dopo il voto, è partito per Detroit e tornerà la prossima settimana, ma anche il Lingotto sembra non gradire l’offerta di Sacconi.

Se ci dev’essere una convocazione deve arrivare dal presidente del Consiglio Berlusconi, che ha l’interim alle Attività Produttive. La Fiat sa che l’applicazione dell’intesa è tutta in salita, che la percentuale di no vicina ai 40 punti è molto alta, ma tenterà in tutti i modi di ripartire da lì. Non sembrano esserci spazi né per una ridiscussione del documento né per un recupero della Fiom.

L’incontro sarà tra azienda e sigle che hanno firmato il patto. Intanto le mogli degli operai di Pomigliano, che se va bene devono fare i conti con due anni di cassa integrazione, sono pronte a scendere in strada per dire “no” alla chiusura.

Si fa sentire anche il Vaticano, con l’appello del segretario di Stato del Vaticano, Tarcisio Bertone: “Si prendano decisioni a favore delle persone, delle famiglie, del lavoro per uno sviluppo umano integrale”.