Poste Italiane emette due francobolli ordinari celebrativi dello scontro navale di Lepanto e dell’Ordine di Santo Stefano Papa e Martire

di redazione Blitz
Pubblicato il 18 Giugno 2021 - 10:33 OLTRE 6 MESI FA
Poste Italiane emette due francobolli ordinari celebrativi dello scontro navale di Lepanto e dell'Ordine di Santo Stefano Papa e Martire

Poste Italiane emette due francobolli ordinari celebrativi dello scontro navale di Lepanto e dell’Ordine di Santo Stefano Papa e Martire

Il ministero dello Sviluppo economico emette oggi, venerdì 18 giugno 2021, due nuovi francobolli ordinari celebrativi dello scontro navale di Lepanto tra la Lega Santa e la Sublime Porta, nel 450° anniversario, e dell’Ordine Militare e Religioso di Santo Stefano Papa e Martire, nel 460° anniversario della costituzione. I due francobolli, comunica Poste Italiane, hanno rispettivamente valore della tariffa A zona 1, pari a 3,50 €, e della tariffa B, pari a 1,10 €.

La tiratura di ciascun francobollo è di trecentomila esemplari. I francobolli sono stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente. Il bozzetto è a cura di Ernando Venanzi per il francobollo dedicato allo scontro navale di Lepanto, a cura del Centro Filatelico della Direzione Operativa dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. per il francobollo dedicato all’Ordine Militare e Religioso di Santo Stefano.

I due francobolli ordinari celebrativi emessi da Poste Italiane

Le vignette riproducono rispettivamente:

• La galera stefaniana a Lepanto. Ernando Venanzi. Collezione Famiglia Ascani;

• Cosimo II riceve i suoi Cavalieri. Baldassarre Franceschini detto il Volterrano. Villa medicea della Petraia, Firenze.

In entrambe le vignette è riprodotta la croce stefaniana, emblema dell’Ordine Militare e Religioso di Santo Stefano Papa e Martire.

Completano i francobolli le rispettive leggende “Battaglia Navale di Lepanto”, “7 ottobre 1571”, “Ordine Militare e Religioso di Santo Stefano Papa e Martire”, “460° Anniversario”, “Il Volterrano”, la Scritta “Italia” e le rispettive indicazioni tariffarie “A zona 1” e “B”.

Per il francobollo dedicato alla battaglia di Lepanto gli annulli primo giorno di emissione saranno disponibili presso lo Spazio Filatelia di Venezia e presso l’ufficio postale di Gaeta, per il francobollo dedicato all’ordine Militare e Religioso di Santo Stefano presso l’ufficio postale di Pisa.

I francobolli e i prodotti filatelici correlati, cartoline, tessere e bollettini illustrativi saranno disponibili presso gli Uffici Postali con sportello filatelico, gli “Spazio Filatelia” di Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Roma 1, Torino, Trieste, Venezia, Verona e sul sito poste.it.

Per l’occasione sono state realizzate due cartelle filateliche, una per ogni francobollo, in formato A4 a tre ante, contenente il francobollo singolo, la quartina di francobolli, una cartolina annullata ed affrancata e una busta primo giorno di emissione, al prezzo di 30 € e 15 €.

Francobollo celebrativo dello scontro navale di Lepanto tra la Lega Santa e la Sublime Porta

Marcantonio Colonna, ammiraglio della esigua squadra pontificia, sorpreso dal fatto nuovo e dai nobili uomini nuovi guardò all’Ordine di S. Stefano come possibile valido alleato in procinto di formare una grande coalizione cristiana per contrastare definitivamente il potere ottomano sul Mediterraneo, dopo i gravi fatti in cui l’armata navale turca era piombata sulle coste abruzzesi mettendo a ferro e fuoco villaggi e campagne. La situazione non poteva essere risolta a livello individuale per cui Filippo II re di Spagna ritenne opportuno coinvolgere nella propria armata le forze navali dei Cavalieri di S. Stefano, che nell’ambito del Granducato erano quasi uno stato a sé e godevano di extraterritorialità con autonomia in campo militare, giudiziario, legislativo e religioso, di fatto una “enclave”, praticamente uno stato nello stato. 

Nel 1571 l’Ammiraglio stefaniano Cesare Cavaniglia, su ordine del Gran Maestro, raggiunse Civitavecchia con 12 galere imbarcando colà il Colonna e navigando quindi per Messina per unirsi alle galere spagnole sotto il comando di Don Giovanni d’Austria figlio naturale di Carlo V e di Barbara Blomberg, nonché fratellastro di Filippo II di Spagna.

Facevano parte di questa spedizione oltre 100 cavalieri stefaniani con le loro milizie e le migliori imbarcazioni dell’epoca sotto l’egida del vessillo bianco dove fiammeggiava la rossa croce ad otto punte. Erano le galere stefaniane, peraltro poco dissimili da quelle turchesche, legni lunghi tra 45 e 50 metri, un solo ponte di coperta, una stiva ed un apparato di uno o due alberi con vela latina, generalmente 240 vogatori, su 35 banchi con remi a 4 maniglie, ripartiti tra schiavi, detenuti e buonevoglie, il motore della nave, più una componente di Stato Maggiore di cavalieri ed esperti marinai ed un plotone di truppe da sbarco. La galea era derivata dagli antichi dromoni bizantini ed aveva raggiunto nella seconda metà del ‘500 la sua massima evoluzione tecnica, perfettamente adeguata alle condizioni del Mediterraneo.

Dopo l’ammassamento della flotta a Messina la Lega promossa da Pio V si mosse il giorno 8 settembre 1571 attraversando il mare Ionio, a sud del Canale d’Otranto per congiungersi alla squadra veneziana in navigazione nell’Adriatico meridionale.

Dopo ulteriori ritardi dovuti al mancato coordinamento tra i vari componenti della Lega, la flotta giunse in prossimità di Lepanto nel golfo di Patrasso all’alba del 7 ottobre 1571 assumendo uno schieramento a falce verso sud, circa 12 miglia dalla flotta turca. Quattro grosse, lente imbarcazioni veneziane precedevano le galere in quanto armate di bombarde di eccezionale calibro, che fecero fuoco all’apparire della prima linea della flotta ottomana comandata da Alì Pascià, nonostante il vantaggio di quest’ultima di avere il vento in poppa, poi il vento girò ed i fumi delle artiglierie avvolsero la flotta turca. La battaglia navale si profilava sanguinosa ed immensa nei numeri con 213 galere cristiane contro 223 turche.

I combattimenti furono feroci e molti Cavalieri di S. Stefano persero la vita nei vari scontri, ma il merito di aver ferito a morte il comandante turco Alì Pascià fu attribuito al Capitano Cavaliere Alfonso d’Appiano.

Francobollo dell’Ordine Militare e Religioso di Santo Stefano Papa e Martire

Nel 1561 Cosimo I de’ Medici, Duca di Firenze e Duca di Siena, non ancora Granduca di Toscana, ebbe l’intuizione di istituire un Ordine cavalleresco, militare e religioso per contrastare le numerose incursioni dei pirati magrebini e dei corsari saraceni sulle coste del basso e alto Tirreno, con gravi ripercussioni sulle stragi delle popolazioni cristiane, in gran parte ridotte in schiavitù e costrette al remo sulle galere delle loro imbarcazioni, in parte con uccisione di donne e bambini salvo rapire persone più abbienti in attesa di probabile riscatto, da concretizzare, con la mediazione di alcuni Padri Trinitari, nei bagni di Algeri, Tunisi e Tripoli di Libia.

Cosimo per la sua intenzione di limitare queste continue spoliazioni volse lo sguardo all’Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme poi detto di Malta ed ai suoi Statuti, in considerazione dei numerosi interventi delle galere giovannite a tutela della difesa della Cristianità nel Mediterraneo sempre sotto attacco degli infedeli.

Proprio per l’aspetto di religione del nuovo Ordine, Papa Pio IV ne approvò i nuovi Statuti. Con bolla pontificia del 15 marzo 1562 Cosimo ebbe l’investitura a Gran Maestro dell’Ordine da Monsignor Cornaro, nunzio apostolico nel Granducato, nel grandioso duomo di Pisa, consegnando allo stesso gli Statuti approvati dal Pontefice.

L’Ordine fu intitolato a Santo Stefano Papa e Martire, scelto da Cosimo patrono perché nel giorno della sua titolare ricorrenza, allora in calendario il 2 agosto, la dinastia medicea riportò due vittorie nelle battaglie contro le armate di Piero e Filippo Strozzi anch’essi fiorentini che non accettavano il suo Principato.

Cosimo si accinse a formare la marineria toscana che divenne “Marina Stefaniana” e destinò la sua sede a Pisa formando una Accademia militare con lo scopo di creare una nobile classe dirigente di cavalieri e ufficiali di marina. Per la costruzione delle imbarcazioni furono realizzati a Pisa gli Arsenali medicei dell’Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, in prossimità di quello che fu alcuni secoli prima l’arsenale dell’antica Repubblica Marinara.

Si ebbero i primi successi di fronte al turco che lasciò schiavi, vessilli e altri trofei di guerra che oggi ornano la Conventuale di S. Stefano dei Cavalieri a Pisa, opera del Vasari, nota per la conservazione della più grande collezione di stendardi arabi e turcheschi, ivi inclusa la fiamma dell’albero di maestra dell’ammiraglia di Alì Pascià conquistata a Lepanto.