Produzione industriale: boom Italia dicembre, a sorpresa flop Germania

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Febbraio 2017 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Produzione industriale: boom Italia dicembre, a sorpresa flop Germania. Giù, a sorpresa, la produzione industriale della Germania di dicembre. L’indice è sceso del 3% rispetto al mese precedente quando era salito dello 0,5%. Il calo è il maggiore dal 2009. Gli analisti contattati dalla Bloomberg si attendevano un incremento dello 0,3%. Viceversa l’industria italiana si risveglia. Dopo il balzo di novembre, anche dicembre 2016 è stato un mese segnato da una netta ripresa della produzione, in aumento del 3,4% rispetto al 2015 e di ben l’1,4% rispetto al mese precedente.

Ritmi che, in modo continuativo, non si vedevano da un bel po’ e che lasciano ben sperare per il dato chiave sul Pil che l’Istat si prepara a fornire con una prima stima martedì prossimo. Secondo molti osservatori, l’andamento positivo della produzione industriale, in un 2016 chiusosi con un aumento dell’1,2%, potrebbe infatti preludere ad una crescita complessiva dell’economia superiore alle aspettative.

La dinamica congiunturale attuale della produzione industriale in Germania è quasi da brivido. Per un confronto, posto uguale a 100 il livello produttivo del gennaio 2015, la produzione industriale italiana a dicembre 2016 risultava più alta del 6,9%, spinta dalla ripresa della domanda di consumo e di investimento, oltre che dal sensibile incremento dell’occupazione, mentre la produzione industriale tedesca risultava inferiore dello 0,7%. Anche su base annuale il confronto tendenziale tra Italia e Germania è impietoso. Infatti, a dicembre 2016 la produzione industriale del nostro Paese appare in aumento del 6,6% rispetto a dicembre 2015, mentre quella tedesca è in flessione dello 0,8%. (Marco Fortis, Il Messaggero)

Stime 2016 più alte: addio incremento accise? Nel Documento programmatico di bilancio presentato dal governo ad ottobre insieme alla manovra, l’esecutivo prevedeva di chiudere l’anno con un aumento del Pil dello 0,8%. Un dato che appare ora a tecnici ed analisti sottostimato. Già l’Ufficio parlamentare di Bilancio ha pronosticato per il 2016 un più ottimistico rialzo probabilmente dello 0,9% ed anche gli economisti di Intesa SanPaolo parlano di “rischi verso l’alto”.

Paolo Mameli, senior economist della banca, prevede un intervallo tra lo 0,2% e lo 0,3% nel quarto trimestre, precisando che se la forchetta dovesse propendere per il dato più alto, il 2016 chiuderebbe con una crescita dell’1%. Una stima non dissimile a quella dell’Ufficio studi di Confcommercio che si spinge addirittura a +1/1,1%. In un momento di tensione politica interna, con parte del Pd schierata contro l’aumento delle accise annunciato dal Mef per venire incontro alle richieste di correzione europee, un aumento del Pil maggiore del previsto potrebbe rappresentare per il Tesoro un’arma non indifferente da giocare, in Italia e in Europa.

La nuova stima porterebbe infatti ad un ricalcolo anche di deficit e debito e l’accelerazione di fine anno avrebbe inevitabilmente un effetto trascinamento positivo anche nel 2017. Un’indicazione in questo senso arriva ancora una volta dall’Upb. Analizzando gli effetti della manovra correttiva in fieri, l’Autorità dei conti pubblici ha segnalato che l’andamento del debito potrebbe essere migliore delle stime sia nel 2016, con una sostanziale stabilizzazione anziché con l’incremento previsto dal Documento programmatico di ottobre, che quest’anno.

Se così fosse, l’aggiustamento necessario per rispettare le indicazioni Ue potrebbe quindi teoricamente essere inferiore a quanto stabilito. A frenare gli entusiasmi ci ha pensato però il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che ha parlato di “aspettative deluse” sull’andamento dei conti pubblici italiani. Debito e deficit non avrebbero infatti seguito all’inizio degli anni 2000 il percorso atteso. L’Italia resta insomma sotto osservazione da parte dei partner europei, mentre si attende il giudizio di Moody’s che dovrebbe tornare ad esprimersi sul nostro rating sovrano.