Pujol: “Il parallelo tra autonomismo catalano e federlismo leghista non è veritiero”

Pubblicato il 20 Settembre 2010 - 09:11 OLTRE 6 MESI FA

Jordi Pujol

”Nei paragoni si rischia di perdersi. Un parallelo tra l’autonomismo catalano e la Lega Nord è forzato”. Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera Jordi Pujol, 80 anni, presidente per oltre 23 della Generalitat de Catalunya, considerato il padre dell’indipendentismo catalano.

Nonostante la rivendicazione di una ”personalità linguistica, culturale ed economica”, spiega, i catalani ”hanno sempre garantito un aiuto fidato allo sviluppo del Paese”.

Secondo Pujol, il progetto della Lega, è ”diverso da quello della Catalogna”. E prosegue: ”In comune abbiamo soltanto la protesta contro la volontà accentratrice, la discriminazione fiscale, nel nostro caso a danno della Catalogna, e il dominio totale della capitale. Bossi ha avuto più successo di quel che si immaginasse qui, quando è nata la Lega Nord”.

”Il nostro nazionalismo attira l’attenzione – spiega riferendosi al richiamo a uno statuto regionale ‘alla catalana’ del governatore veneto Zaia – perché ha una base culturale e linguistica potente e perché dispone del richiamo di una città come Barcellona. Siamo contenti se riusciamo a diffondere il modello di uno Stato non necessariamente centralista”, ma ”noi abbiamo preferito offrire un appoggio esterno, fedele e leale a Madrid, fin dal ’77. Abbiamo sostenuto decisioni europeiste, l’incorporazione alla Ue e alla moneta unica”.

Negoziando ”il riconoscimento come nazione, con il nostro statuto, ci siamo impegnati a garantire alla Spagna stabilità e governabilita”’, anche se ora ”tutto questo è in crisi”.

Quella tra Berlusconi e Fini, osserva, ”mi era sembrata fin dal principio un’alleanza difficile”. Ora, prosegue, ”pare che sia arrivata all’ultimo atto, ma bisogna riconoscere che per alcuni anni ha avuto un successo imprevedibile e che ne è nato un gran partito di governo, capace di essere anche un gran partito di opposizione. L’Italia ne aveva bisogno. E il merito va riconosciuto a Berlusconi. Peccato che a suo tempo Prodi, che conosco bene e apprezzo particolarmente, non sia riuscito a fare altrettanto: troppi partiti e partitini da mettere d’accordo”.