“Il Governo rispetti il Ragioniere Generale dello Stato”: dal blog del giudice

Pubblicato il 19 Giugno 2012 - 14:38 OLTRE 6 MESI FA

Logo della Ragioneria Generale dello Stato

ROMA – In difesa del rispetto e dell’autonomia della Ragioneria Generale dello Stato, è intervenuto il Presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti del Piemonte Salvatore Sfrecola. Un argomento delicato e di estrema attualità, un intervento prezioso e fermo nel ribadire, in punta di diritto e in sede di analisi dei rapporti tra istituzioni e organi di controllo, che i funzionari della pubblica amministrazione in generale e quelli della Ragioneria dello Stato in particolare, sono al “servizio della nazione”. Lo prescrive la Costituzione stessa, se ne dovrebbero ricordare i politici ogni volta che sono tentati di subordinarli alla loro volontà politica contingente.

Salvatore Sfrecola ha affidato le sue riflessioni al blog personale “Un sogno italiano”. Lo spunto nasce dalle cronache di questi giorni, dalle polemiche sorte intorno al varo del sospirato decreto sviluppo e ai presunti dissidi tra il ministro responsabile del decreto, Corrado Passera, e il Ragioniere Generale dello Stato sulla copertura finanziaria dei provvedimenti. A sentire i maggiori quotidiani almeno un contrasto deve esserci stato tra il ministro che mordeva il freno per far approvare incentivi e misure per la crescita e il funzionario prudente che voleva vedere un po’ meglio i conti prima di sottoscrivere l’importante copertura finanziaria.

Il Ragioniere generale dello Stato “deve essere visto e rispettato dallo stesso Ministro dell’Economia e perfino dal Presidente del Consiglio, oltre che ovviamente da ciascun ministro, come imparziale garante della credibilità dei conti pubblici”. E’ dalle parole esatte usate dal presidente del Consiglio Monti che il giudice Sfrecola fa procedere la sua riflessione. Quelle frasi erano una risposta a sollecitazioni di autorevoli giornalisti proprio in merito al rapporto, giudicato perlomeno difficile, tra Governo e organi di controllo. Qual è appunto la Ragioneria dello Stato. Sulla natura del rapporto Sfrecola non può che constatare una conflittualità fisiologica (“non è la prima né l’ultima volta”). La Ragioneria, ricorda, è un organo “interno” del Ministero dell’Economia, non ha un’autonomia garantita  dalla Costituzione come la Corte dei Conti, ma è dotata di “una autorevolezza che è essa stessa ragione del rispetto che Monti ha riconosciuto e che tradizionalmente circonda il vertice e l’intera istituzione”.

Come preservare questa autorevolezza? Sfrecola illustra le argomentazioni più convincenti che il diritto e la prassi istituzionale si incaricano di suggerire: “Il ruolo del Ragioniere Generale dello Stato è talmente delicato è importante che, da un lato, se ne rivendica in dottrina l’autonomia, nei termini che il Premier Monti ha efficacemente espresso, dall’altra se ne richiede il trasferimento dal Ministero dell’Economia alla Presidenza del Consiglio dei Ministri”. La seconda opzione Sfrecola la deduce dal contributo dell’insigne giuscontabilista Salvatore Buscema contenuto nel suo “Trattato di Contabilità pubblica”.

Il Ragioniere dello Stato alle strette dipendenze della Presidenza del Consiglio, è la tesi, consentirebbe al Capo del Governo di dispiegare appieno la sua azione politica assumendone le relative responsabilità. E mantenendo “l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri” spiega il Trattato di Buscema. Prendendo in carico la responsabilità appunto di coordinare il lavoro dei ministri come gli impone la Costituzione “ma che sarebbe inutile se non avesse la diretta cognizione dei conti pubblici, di solito gelosamente custoditi in via XX Settembre dal Ministro dell’economia (già del Tesoro)”, aggiunge Sfrecola.

Agibilità politica e copertura dei finanziaria dei costi: la questione è talmente importante che il giudice Sfrecola deve ricordarci come fu Luigi Einaudi a volere in Costituzione quella disposizione che recita “ogni legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”. Un concetto tanto semplice e lineare quanto esposto ai venti e alle pressioni delle convenienze di parte. E non suoni inappropriato l’esempio citato dal giudice Sfrecola che riguarda Benito Mussolini, che certo non aveva bisogno di troppe autorizzazioni o via libera. Il quale Mussolini “riservava molto rispetto alla Ragioneria Generale dello Stato e richiedeva ai ministri ed ai funzionari che portavano i provvedimenti alla sua firma se la Ragioneria fosse d’accordo. Ugualmente non cercò di sopraffare la Corte dei conti che durante il ventennio ripetutamente negò il visto di legittimità in via ordinaria ad importanti provvedimenti governativi apponendo ad essi il visto “con riserva” solo dopo l’assunzione della relativa responsabilità da parte del Consiglio dei Ministri”.