ROMA – Olanda, Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia boicottano, fanno melina, provano in tutti i modi ad abbassare la dotazione che serve per il sospirato Recovery Initiative, quello che abbiamo a conoscere come Recovery Fund.
Recovery Initiative da 1000 mld?
E cioè quello strumento finanziario comune (non si è avuto nemmeno il coraggio di chiamarlo Fund per non dar l’idea di fondo di sostegno) che dovrebbe liberare finalmente le risorse dell’Unione Europea
Quelle che servono per rimettere in piedi la baracca europea travolta dalla doppia crisi sanitaria ed economica.
Questi 5 paesi, in rigoroso “ordine di sprezzante intransigenza”, nota Federico Fubini sul Corriere della Sera, ostacolano le richieste dei paesi del Sud, con Italia e Francia in testa, pongono condizioni, svuotano i serbatoi delle erogazioni a fondo perduto, alzano il prezzo sulle garanzie.
La fronda del Sud chiede una potenza di almeno 1.000 miliardi destinata per metà in sovvenzioni a fondo perduto.
Il Nord guidato da Finlandia, Olanda, Danimarca, Svezia e Austria punta a cifre più basse, non più di 350 miliardi.
E distribuite in prevalenza attraverso prestiti, e vincolate a programmi europei e riforme.
Investimenti Bei, il nodo delle garanzie
L’Ecofin di martedì proverà ad avvicinare le posizioni.
Che continuano ad essere distanti sia sulle garanzie da aggiungere alla Bei (Banca europea investimenti), sia su ampiezza e composizione del fondo per la ripresa.
Protagonista è sempre il tema delle garanzie.
Cioè quanti nuovi fondi gli Stati soci della Bei dovranno tirare fuori per generare i 200 miliardi di euro che andranno a sostenere le Pmi.
Si tratta di 25 miliardi, che però molti non vorrebbero utilizzare appieno, e quindi si cerca una formula in grado di assicurare il massimo risultato con il minimo sforzo.
Entro il primo giugno. (fonti Ansa e Corriere della Sera)