Redditometro, ecco lo sceriffo fiscale: 100 voci di spesa, 4 rischi veri

Pubblicato il 4 Gennaio 2013 - 09:39 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Redditometro: si applicherà a partire da marzo per i guadagni dichiarati dai contribuenti nel 2010. Il nuovo super strumento che il Ministero dell’Economia mette a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per combattere l’evasione fiscale ha il merito di consentire al Fisco di confrontare reddito e tenore di vita. Un mezzo “giusto” per far emergere i larghi strati di economia sommersa che zavorrano il Paese. Giusto, sostiene Il Sole 24 Ore del 4 gennaio, ma da maneggiare con cura, perché, a parte le fisiologiche necessità di rodaggio, presenta una serie di rischi concreti.

Dalla casa alla scuola, dalla salute alle auto, il test monitora ad ampio raggio più di cento voci.  La lista di voci “spia” contempla non solo la barca o la macchina di lusso, ma anche spese di vita comune come quelle per l’asilo, l’università dei figli, il cellulare, la colf o l’abbonamento in palestra. Prima di procedere contro il contribuente dal profilo, diciamo così, non corrispondente ai calcoli del redditometro, c’è una fase di confronto e contraddittorio: dunque, sebbene è probabile un aumento dei contenziosi, questo non scatta in maniera automatica. Vediamo i rischi indicati da Salvatore Padula sul Sole.

a) Il redditometro calcola il reddito complessivo presunto sommando gli importi delle voci. Ove possibile e attingendo alle informazioni dell’anagrafe tributaria, le spese effettive sono conosciute. Altrimenti viene utilizzata la media spesa fornita dall’Istat. Ma quando la spesa effettiva conosciuta dal Fisco è più bassa della media Istat, il redditometro assume l’ultima per rendicontare il reddito complessivo. Perché?

b) Il Fisco può attingere a ben 128 banche dati per ricostruire il reddito presunto. Tuttavia, già in diversi occasioni sono state sollevate perplessità rilevanti (ultima la Commissione bicamerale) per quanto riguarda l’effettiva capacità di integrazione degli stessi dati provenienti da così tanti centri informativi. Se non funziona, se l’incrocio dei dati fallisce, il redditometro si limita alla somma algebrica della spesa media per singola voce così come elaborata dall’Istat?

c) Si è constatata (in via preliminare) una certa rigidità nella voce investimenti, voce che contiene un po’ di tutto, dal risparmio agli immobili, dalle donazioni all’acquisto di oggetti d’arte: il rischio è che un freddo riferimento al solo ultimo anno di contribuzione un investimento importante sfora di sicuro il reddito annuale presunto.

d) Le spese effettive che da soli possiamo rendicontare attraverso il redditest in sede di autodiagnosi, effettive anche perché le conosciamo, possono non coincidere con le informazioni in possesso dell’anagrafe tributaria per la formazione de redditometro.  Due strumenti, due importi diversi. A che ci serve il redditest, solo a metterci un po’ di strizza supplementare?

Qui sotto in dettaglio le voci di spesa nelle tabelle elaborate da Il Sole 24 Ore del 4 gennaio 2013: