Redditometro figlio di nessuno. Monti: “Bomba a orologeria, non lo avrei messo”

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 15 Gennaio 2013 - 09:35 OLTRE 6 MESI FA
Redditometro figlio di nessuno:. Monti: “Bomba a orologeria, io non lo avrei mai messo”

ROMA – Monti: “Il redditometro è una bomba a orologeria. Io non lo avrei mai messo”. Dovrebbe stupire la spericolata conversione a U del Professore sul nuovo strumento di accertamento sintetico, la retrocessione dell’indispensabile “sceriffo” antievasione a strumento vessatorio dei contribuenti. Dovrebbe stupire il fatto che il redditometro nasca, come spesso accade, “senza padri”, figlio illegittimo portato da una cicogna cattiva e illiberale.

Ospite da Bruno Vespa il professor Monti ha dato prova di aver assimilato i fondamentali del buon politico italiano: se serve negare anche l’evidenza, nel frattempo carezzare il pelo solo dal lato giusto dell’elettore. E’ per questo che non stupisce che prima Berlusconi e Tremonti  abbiano disconosciuto la paternità del provvedimento, seguiti a ruota dal successore. Perché, nel frattempo, il vento è cambiato, non come all’epoca delle finanziarie di Tremonti, quando la “gente” invocava rastrellamenti a Cortina e carcere duro per gli evasori.

Quando, a fine luglio 2010, il governo Berlusconi varava una manovra da 25 miliardi della quale, uno dei punti qualificanti, era l’introduzione del nuovo redditometro che avrebbe dovuto condurre a un recupero programmato dell’evasione di 740 milioni nel 2011, 1,2 miliardi nel 2012, per arrivare a 1,4 miliardi a regime: con il principio “rivoluzionario” che quanto esce di spesa a un contribuente tanto deve essere giustificato in reddito e l’introduzione di nuovi indicatori di fedeltà fiscale fondati su valori di reddito presunto. Il redditometro, prima del rodaggio e della messa a punto firmata governo Monti.

Il quale, dovrebbe spiegare, per esempio al Sole 24 Ore (“Prof smemorato sui controlli fiscali”),  il senso di certe affermazioni concesse durante l’esercizio del suo governo e nella piena titolarità della sua azione. Chiede il quotidiano: “Ma, allora, a che cosa si riferiva, in Senato, il 17 novembre 2011, quando con il discorso programmatico, ha affermato che contro l’evasione serve «(…) potenziare e rendere operativi gli strumenti di misurazione induttiva del reddito»”? O vuol dire che non parlava solennemente di redditometro?

Siamo abituati alle piroette dialettiche di Berlusconi, non conoscevamo le doti acrobatiche di Monti. E’ la campagna elettorale, chiaro. Soprattutto la consapevolezza che alle elezioni, per rimanere vivo e determinante, il Prof deve sfondare al nord, dove di gran lunga è più pieno il forziere del prelievo fiscale (su 155,1 miliardi di euro totali 99,8 miliardi sono prodotti al Nord-Ovest e al Nord-Est, 41,8 al centro e solo 13,5 miliardi al Sud e nelle isole – Sole 24 Ore).  Se i governanti potessero sottoporsi al redditest politico di autodiagnosi che misurasse la congruità di quanto dichiarato rispetto all’imponibile di coerenza a disposizione, la luce verde non si accenderebbe mai.