Renato Brunetta: “Lo Stato paghi le imprese, Saccomanni si pieghi”

Pubblicato il 8 Luglio 2013 - 11:10 OLTRE 6 MESI FA
Renato Brunetta: "Lo Stato paghi le imprese, Saccomanni si pieghi"

Renato Brunetta: “Lo Stato paghi le imprese, Saccomanni si pieghi”

ROMA – Brunetta: “Lo Stato paghi le imprese, Saccomanni si pieghi”. Lo diceva anche il commissario europeo Antonio Tajani pochi giorni fa: “Il pagamento dei debiti non sfora il patto di stabilità. Sarebbe la migliore manovra economica”. Lo ribadisce ancora fortemente Renato Brunetta, fino a farne un punto di discrimine politico, fino ad esigere dal presidente del Consiglio Enrico Letta di aprire una istruttoria per vedere chi ci sta e chi no, tirare una linea tra chi vuole il bene del Governo e chi rema contro.

In una lettera al Giornale, il capogruppo alla Camera del Pdl torna a perorare la restituzione integrale dei crediti vantati dalle imprese con la P.A. e in tempi rapidi. Tutto e subito, senza aspettare il 2014, senza farsi condizionare dalla prudenza del ministro dell’Economia Saccomanni, accusato di opacità ed eccesso di burocrazia:

Non serve alcun passaggio parlamentare, perché il decreto è già stato approvato e adesso è in fase di attuazione. I soldi ci sono. E gli effetti benefici, facilmente intuibili, sono sotto gli occhi di tutti. Ma perché allora il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, non persegue questa strada, che risolverebbe non solo i guai del Paese, ma anche i guai del governo, come il finanziamento dell’eliminazione dell’Imu sulla prima casa e del blocco dell’aumento dell’Iva? Forse perché non riesce a far funzionare la sua burocrazia e le burocrazie di Regioni, Province e Comuni.

L’ingiunzione/proposta è già stata presentata come mozione parlamentare a firma Brunetta/Capezzone ed insiste sulla scommessa vincente in partenza che l’iniezione di una tale massa di liquidità metterà in circolo opportunità certe di crescita e quindi di recupero di Pil in grado di anestetizzare l’esborso restando ancorati alle disposizioni Ue senza infrangerle:

Il rimborso dei debiti consiste in 20 miliardi di euro per spese di parte corrente più 10 miliardi di spese in conto capitale nel 2013 e in 20 miliardi nel 2014, per un totale di 50 miliardi. Nei nostri conti pubblici, i 40 miliardi relativi alle spese di parte corrente (forniture di beni e servizi) sono già computati nel deficit, mentre non sono compresi i 10 miliardi di spese in conto capitale (investimenti). Questo comporterà un aumento del deficit, nel 2013, dello 0,5% (da -2,4% a -2,9%), già concordato, come abbiamo visto, con l’Ue.