Rendita catastale rivalutata? Imu, rischio rincari fino al 900%

Pubblicato il 16 Settembre 2012 - 12:13 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – E se le rendite catastali aumentano, quanto pagheremo di Imu? L’allarme arriva da Libero, che spiega come l’Agenzia del Territorio potrebbe rivedere i valori dai quali si calcola la tassa sugli immobili. Aumenti che potrebbero raggiungere quote iperboliche: 400% di media, oltre 900% solo a Roma (confronta la tabella in basso).

Sandro Iacomelli spiega che la definizione delle rendite risale al 1992 e da allora ha subito solo una rivalutazione del 5%. Questo ha comportato nel corso degli anni uno scostamento progressivo che l’Agenzia del Territorio monitora e calcola ogni sei mesi attraverso l’Omi (l’Osservatorio del mercato immobiliare).

Iacomelli cita le parole di Gabriella Alemanno, direttore dell’Agenzia del Territorio: «per le abitazioni il valore corrente di mercato è pari, in media, a 3,73 volte la base imponibile a fini Imu»mentre i canoni degli affitti «sono mediamente superiori di 6,46 volte le rendite catastali».

Iacomelli evidenzia i suoi numeri sulla questione: Il valore di mercato della casa tipo in Italia è del 267% più alto di quello catastale. La percentuale a Milano è del 172%, mentre a Roma e del 252%. A Palermo, a Napoli e a Venezia, però, si arriva rispettivamente al 408, al 399 e al 392%. L’asticella si alza molto anche a Firenze, dove lo scarto è del 337%.

Davanti a questo ipotetico “massacro”, Iacomelli spiega che il governo ha assicurato che la differenza in termini di tasse sarà “zero”: quindi se aumentano gli estimi, saranno diminuite le aliquote.

Ma questo sembra un percorso poco praticabile, perché vorrebbe dire creare una differenziazione di aliquote anche all’interno della stessa città (per esmempio un edificio in zona storica non potrebbe essere valutato allo stesso modo di uno situato in area rurale).

Per questo, spiega Iacomelli, il governo starebbe pensando a una riforma del catasto così strutturata: distinguere il “valore patrimoniale” dell’immobile dalla sua “rendita catastale”. Il primo sarà determinato partendo dai valori di mercato stabiliti dall’Omi e applicando correttivi di tipo statistico, in sostanza un algoritmo, che tengano conto della situazione dell’immobile. La seconda (abbandonando gli attuali estimi catastali e il numero dei vani) sarà invece calcolata partendo dai valori locativi annui espressi al metro quadrato (sempre elaborati dall’Agenzia del Territorio) e applicando una riduzione corrispondente alle spese di gestione dell’immobile. A questo punto il valore verrà moltiplicato per la superficie.

Dunque, conclude Iacomelli, se la riforma dovesse andare in porto e per pagare Imu e Irpef ci si basasse sulla rendita catastale, gli aumenti potrebbero toccare l’astronomica cifra del 400%.

Tabella presa dal Sole 24 Ore