Ripple, l’anti Bitcoin: in un anno più 36mila per cento

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Gennaio 2018 - 11:09 OLTRE 6 MESI FA
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Ripple, l’anti Bitcoin: in un anno più 36mila per cento

ROMA – Ripple, l’anti Bitcoin: in un anno più 36mila per cento. Non esiste solo il Bitcoin: nel mercato delle cripto-valute, nella finanza delle monete virtuali, un altro protagonista sta emergendo con prepotenza, il Ripple. Prima di Natale valeva 29 miliardi di dollari di controvalore, oggi ne circolano per un valore di 85 miliardi, diciamo un quarto dei Bitcoin. Un balzo del 36mila per cento.

Non che Ripple non sia uno strumento da maneggiare con molta cura – guadagni e crolli come sulle montagne russe – ma, potremmo dire che, almeno a giudizio delle banche e degli investitori istituzionali, è il contraltare “buono” del Bitcoin.

Intanto è canonicamente registrato, il suo indirizzo è una start-up con base a San Francisco, si pone come strumento finanziario innovativo ma non rivoluzionario, riconosciuto e non anonimo come il Bitcoin che ambiva a rendersi invisibile ad ogni autorità monetaria. Massimo Sideri sul Corriere della Sera si cimenta con successo nel difficile compito di spiegarne la diversità.

Prima di tutto ha un indirizzo preciso: è una società californiana, una start up della onnipresente, almeno su questi temi, San Francisco, che ha raccolto diverse decine di milioni di investimenti anche dalle banche come il Santander. Per questo lo possiamo definire il Bitcoin che piace alle banche. In sostanza si tratta di un protocollo che permette di avere un «libro mastro» delle operazioni decentralizzato ma comunque certificato da alcuni grandi nodi della Rete, come gli operatori telefonici o le istituzioni accademiche (nella fattispecie il Mit di Boston). (Massimo Sideri, Corriere della Sera)