Banche mondiali hanno aggirato sanzioni economiche all’Iran

Pubblicato il 31 Agosto 2012 - 11:47 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK, STATI UNITI – Dal Regno Unito agli Usa, dall’Italia al Giappone: pare che le banche di mezzo mondo abbiano aggirato le sanzioni economiche imposte da Casa Bianca e Ue all’Iran, con lo scopo di bloccarne il suo programma nucleare, per il sospetto che abbia finalita’ militari. A rivelarlo e’ l’inchiesta condotta dall’ufficio del Procuratore Distrettuale della contea di New York, dal dipartimento del Tesoro e della Giustizia americani, che dal 2009 continua ad allargarsi a macchia d’olio, ed ora coinvolge anche alcune banche cinesi, secondo quanto scrive il New York Times.

Del resto, che istituti di credito cinesi possano aver continuato negli anni, nonostante l’embargo internazionale, a fare affari con la Repubblica Islamica, non sembra essere proprio un mistero. Non a caso Pechino aveva reagito con forza, esprimendo una ferma opposizione, all’inizio di agosto, quando il presidente Barack Obama aveva annunciato nuove misure restrittive contro Teheran.

Quello che pero’ suscita sconcerto e’ come mettendo assieme tutti i tasselli, risulti come soprattutto le banche europee e americane abbiano nel migliore dei casi eluso, quando non proprio violato, le regole imposte proprio dai loro governi. E la circostanza appare ancor più strana quando la guida suprema della repubblica islamica Ali Khamenei, parlando delle sanzioni al summit dei Paesi non allineati, ha sostenuto come in realta’ esse non paralizzino il Paese, ma lo rendano anzi piu’ ”solido. ,non ci hanno paralizzato ma hanno reso i nostri passi più stabili”, ha detto Khamenei,che ha così proseguito: ”Abbiamo visto la mano di Dio che ci aiuta di fronte a queste sfide”.

Le indagini delle autorita’ Usa, nel tempo, hanno evidenziato elementi che proverebbero movimenti da miliardi di dollari a favore dell’Iran, eseguiti da varie banche europee, tra queste Abn Amro, Barclays, Credit Suisse, Lloyds, Ing, e persino l’italiana Unicredit, che nelle settimane passate aveva ammesso di essere sotto inchiesta. Tra le banche nel mirino era finita anche la Royal Bank of Scotland, dopo che Standard Chartered aveva accettato di pagare una multa di 340 milioni di dollari al Department of Financial Services di New York, per porre fine al procedimento per le accuse di aver aggirato le sanzioni bancarie Usa contro l’Iran.