Sardegna: l’isola si ferma per lo sciopero generale

Pubblicato il 5 Febbraio 2010 - 09:27 OLTRE 6 MESI FA

Sciopero generale di 24 ore, oggi in Sardegna, per sollecitare urgenti soluzioni alla crisi che coinvolge centinaia di aziende e migliaia di lavoratori. Lo sciopero è stato proclamato da Cgil, Cisl e Uil, e la manifestazione principale si terrà  in piazza a Cagliari dove è previsto che  tra 20 e 30 mila le persone a parteciperanno ad un corteo.

Sindacati,  associazioni,  enti locali e la Chiesa  saranno accanto a lavoratori, disoccupati, pensionati e studenti per chiedere alle istituzioni regionali e al Governo nazionale strumenti e strategie per arginare gli effetti di un mercato in difficoltà che sta portando diverse aziende, soprattutto della grande industria che fa capo alle multinazionali straniere, a chiudere gli stabilimenti nell’Isola.

Emblematico il caso dell’Alcoa di Portovesme, dove anche ieri la tensione era alle stelle e i dirigenti aziendali sono stati allontanati dai lavoratori che, appena rientrati da Roma, si preparano a manifestare nuovamente a Cagliari. La multinazionale statunitense chiede garanzie sul costo dell’energia e la copertura del Governo in caso di eventuali sanzioni Ue. L’azienda ha minacciato di mettere in cassa integrazione 450 operai del Sulcis, chiudendo gli impianti, contro il parere negativo dei lavoratori, dei sindacati e dello stesso Governo che, pur lavorando per trovare una soluzione in sede comunitaria, ha chiesto all’azienda di non assumere «decisioni unilaterali». «Siamo molto impegnati. Stiamo lavorando e confidiamo di garantire la continuità produttiva», ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.

Nella lunga lista delle aziende in crisi – i sindacati ne contano almeno 600 con circa 12 mila addetti che usufruiscono degli ammortizzatori sociali – ci sono tutti i distretti industriali, dalla metallurgia alla chimica di Ottana, per le quali vi sarebbe qualche spiraglio, a quella di Porto Torres, con gli operai ancora in cima alla Torre aragonese in attesa di risposte. A queste si aggiungono anche le vertenze degli altri territori e di altre attività produttive: il settore manifatturiero, quello lapideo, l’agroalimentare e l’edilizia. In piazza anche i problemi del pubblico impiego, in primo luogo la scuola, e dei precari.