Sedici anni di Seconda Repubblica: meno 12 mila euro a testa

Pubblicato il 27 Settembre 2010 - 16:34 OLTRE 6 MESI FA

Nel 1994 nasce la “Seconda Repubblica”, ha compiuto sedici anni, non è più una bambina. Sedici anni: Silvio Berlusconi ha governato per otto abbondanti, Romano Prodi per cinque scarsi, il resto D’Alema, Dini, Amato. Anche negli altri paesi europei e in quelli del G7, la maggiori economie mondiali Italia compresa, si sono alternati premier e schieramenti politici di destra e di sinistra al governo. La politica e i cambi di governo ci sono stati ovunque in questi sedici anni. Ma non sono stati sedici anni uguali per tutti, com’è ovvio. Meno ovvio e praticamente ignorato è il bilancio economico e sociale di questi sedici anni. Un bilancio brutto e brutale nei confronti della “Seconda Repubblica” italiana. Brutto negli indiscutibili numeri, brutale come una sentenza senza appello. In sedici anni rispetto alla media degli altri paesi l’Italia ha perso 540 miliardi di Pil se raffrontata con le nazioni europee, 720 miliardi di Pil se paragonata con i G7, cioè Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania, Canada, Giappone e Italia stessa.

Traduciamo la perdita in reddito e ricchezza reale pro capite: ogni italiano, dal neonato al pensionato, dal disoccupato all’imprenditore ha perso in questi anni novemila euro rispetto alla media dei paesi europei e dodicimila euro rispetto alla media degli abitanti del G7. Ogni anno di questi sedici anni ogni italiano ha perso circa ottocento euro l’anno rispetto ad ogni cittadino dei paesi con le economie più sviluppate del pianeta. Non un anno che è andata male o due anni “sfortunati”. Invece un’intera catena di sedici anni, un rosario di sedici grani. Catena e rosario di minor ricchezza prodotta e minor reddito disponibile rispetto alla media di quelli che sono come noi, competono e concorrono con noi. Sono sedici anni che nel campionato economico sociale in cui gioca l’Italia fa meno “punti” in classifica del centro classifica. Sedici anni con la Lega di Bossi al governo e all’opposizione, sedici anni di Popolo della Libertà a Palazzo Grazioli e Unione a Palazzo Chigi. Sono numeri, fatti. Numeri forniti ed elaborati d Confindustria, avvalorati da Bankitalia, certificati da ogni ricerca e statistisca economica. Numeri crudi usciti dal sepolcro della dimenticanza e irrilevanza a margine dello stracotto dibattito se l’Italia si sia fatto o no meno male degli altri nella crisi 2008/2010.

Berlusconi riceve da Romano Prodi il campanellino, simbolo del passaggio di consegne

Sedici anni…Ogni volta che cambiava un governo quello che si insediava diceva: tutti i guai sono colpa di chi c’era prima, con noi cambia la musica e torna il bel tempo. Berlusconi che imputa la spesa pubblica, e quindi il deficit e il debito, alla sinistra. E i governi Berlusconi che azzerano l’avanzo primario, cioè la differenza tra entrate e spese dello Stato. Tremonti che smonta le regole anti evasione dei governi della sinistra e poi le riscopre anche se solo in parte. Bersani che spesso rivendica: “Abbiamo fermato per due volte il traghetto che portava l’economia italiana in Grecia, alla bancarotta. E per due volte ci abbiamo perduto sopra le elezioni”. Sinistra che quindi per non sbagliare da allora neanche pensa più di fermare la spesa pubblica, qualsiasi spesa. Ogni volta era colpa di quello di prima, va avanti così da sedici anni.

Sedici anni, l’ultimo dei quali, quello che stiamo vivendo, vede aggiungersi ai dodicimila euro a testa mancati rispetto agli altri paesi l’8,5 per cento di disoccupati. Otto e mezzo per cento che non tiene conto dei 500mila cassa integrati, dei 300 mila che rischiano il posto, del milione di venti/trentenni definiti “Né-Né”. Gente che non lavora, non studia, non ha nulla da fare e mai nulla farà.

Sedici anni che dicono che questa Seconda Repubblica impoverisce l’economia e intristisce la società. Ma anche in Italia sedici anni non uguali per tutti: la ricchezza patrimoniale cresce da noi più del Pil. Succede per un solo motivo e in un solo modo: l’evasione fiscale. L’Italia che in sedici anni filati arretra rispetto agli altri paesi europei e del G7 è anche e contemporaneamente il paese di una grande ed evidente agiatezza economica di una parte della popolazione. Quella parte, milioni e non migliaia, che arricchiscono di evasione fiscale, 200 miliardi l’anno di imponibile non dichiarato, economia criminale e il suo “indotto”, cento e passa miliardi il suo fatturato ipotizzato, e spesa pubblica “discrezionale”, circa 80 miliardi.

I sedici anni della Seconda Repubblica sono stati quelli in cui è andata bene, spesso alla grande, a chi evade, produce e lavora in nero, organizza e presiede traffici e racket, distribuisce e assorbe appalti e finanziamenti pubblici. Sedici invece anni in cui chi lavora o fa azienda ha visto aumentare i costi e diminuire i redditi. E’ la “Seconda Repubblica” e sembra non ci sia niente da fare.