“Il segreto bancario è finito”: mano libera all’Agenzia delle Entrate

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 10 Ottobre 2011 - 14:49 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Con il decreto del 13 agosto scorso Giulio Tremonti si è intestato la paternità del certificato di morte del segreto bancario. “E’ finito, anche se nessuno se ne è accorto” ha detto il ministro rivendicando con orgoglio quello che considera un passo fondamentale nella lotta all’evasione. Lo ha fatto in un’intervista concessa al giornale dei vescovi, l’Avvenire, intervista dove più rumore aveva fatto, specie ad orecchie governative, la stroncatura totale di ogni ipotesi di condono. Ed è vero, anche nei commenti e nelle reazioni politiche al ministro che “cerca condono dai vescovi”, come ironizza Il Giornale, la notizia della scomparsa del segreto bancario è passata sottotraccia, in sordina.

La novità, in teoria, è eclatante, si tratta di una norma spartiacque. Fino a ieri l’Agenzia delle Entrate poteva interrogare l’anagrafe dei rapporti finanziari (conti correnti e altre informazioni sensibili) solo in seguito ad accertamenti autorizzati o ad indagini della Guardia di Finanza. Adesso invece potrà accedere di propria iniziativa alla banca dati e bussare alla stessa porta degli intermediari (previa richiesta alle associazioni di categoria) per elaborare “specifiche liste selettive di contribuenti” sospetti “da sottoporre a controllo”. I sospetti? Chi fa operazioni all’estero, spia magari di eventuali capitali nascosti oltre confine, come per esempio il pagamento delle spese di amministrazione per un appartamento non dichiarato. Oppure, chi, ad esempio un commerciante, avendo dichiarato 20 euro annuali al fisco, poi ha prenotato un viaggio da 10 mila. Controlli, quelli dell’Agenzia delle Entrate, che potranno essere effettuati in deroga a ogni principio di tutela bancario, che sia pur ammessa nel diritto positivo, non è disciplinato dalla Costituzione italiana, che rinvia la materia solo al diritto tributario.

Però, Tremonti, nel rivendicare giustamente la paternità di questa accelerazione nella lotta agli evasori, esagera un po’ quando sostiene che tutta Europa si è liberata del segreto bancario. A parte le trattative bilaterali dei singoli stati in corso con la Svizzera, dagli Stati Uniti alla Germania, alla Gran Bretagna, un giornale pure molto critico con Tremonti come Libero, ha buon gioco nel ricordare al ministro l’esempio dell’Austria, dove il segreto bancario è garantito dalla Costituzione. E ricorda anche, al ministro, che certi provvedimenti prima si fanno e poi si annunciano, altrimenti i potenziali evasori ci mettono un attimo a trasferirsi armi e bagagli a Vienna o a Innsbruck.