Marchionne vs Consulta: “Poi ci chiediamo perché non investono in Italia”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Luglio 2013 - 15:02 OLTRE 6 MESI FA
Marchionne vs Consulta: "Poi ci chiediamo perché non investono in Italia"

Sergio Marchionne (Foto Lapresse)

GRUGLIASCO (TORINO) – Sergio Marchionne non ha preso bene la sentenza della Corte Costituzionale che ha accolto il ricorso dell Fiom Cgil. “Poi ci chiediamo perché nessuno investe in Italia”, si è sfogato l’amministratore delegato di Fiat. E ha chiesto al Parlamento di fare una legge che stabilisca criteri di rappresentatività più solidi di quelli che esistono attualmente.

Secondo l’avvocato Raffaele De Luca Tamajo, professore ordinario di diritto del lavoro all’Università di Napoli e membro del collegio difensivo della Fiat, “il sistema sindacale abbisogna di una regolamentazione più sistematica, meno estemporanea e più consapevole delle relazioni intersindacali rispetto a quella derivante da una sentenza additiva, che entra a gamba tesa nel tessuto dei rapporti sindacali”.

La Fiat chiede che venga definito un “criterio di rappresentatività più solido e più consapevole delle delicate dinamiche delle relazioni industriali”, e una normativa che “dia certezza di applicazione degli accordi, garantisca la libertà di contrattazione e la libertà di fare impresa, come avviene nei paesi di normale democrazia nelle relazioni industriali”.

Non mancano le critiche alla sentenza che ha bocciato la parte dell‘articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori che consente la Rappresentanza sindacale aziendale (Rsa) ai soli sindacati che hanno firmato il contratto applicato nell’unità produttiva.

“Con questa decisione la Corte ha ribaltato l’indirizzo che la stessa aveva espresso nelle precedenti numerose decisioni sull’argomento nei 17 anni durante i quali è in vigore l’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori nella sua attuale formulazione”. Pare che la Corte Costituzionale abbia collegato il diritto a nominare le Rsa alla partecipazione alla negoziazione dei contratti collettivi poi applicati ai lavoratori dell’azienda. “Se questa lettura è corretta la decisione non appare riferibile alla posizione assunta dalla Fiom che, a priori, ha sempre rifiutato qualsiasi trattativa sui contenuti del contratto collettivo specifico di lavoro di primo livello di Fiat e di Fiat Industrial applicato a partire dal primo gennaio del 2012, nonché sul recente rinnovo del contratto collettivo”.