Shadow banking: le “banche ombra”, bomba ad orologeria per la finanza mondiale

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 4 Dicembre 2012 - 17:47| Aggiornato il 24 Gennaio 2013 OLTRE 6 MESI FA
Il rapporto del Financial Stability Board sullo “shadow banking”, le “banche ombra”

LONDRA – Nel mondo dell’alta finanza c’è un confine molto sottile fra il paradiso e l’inferno. Il francese Loïc Fery lo ha capito a un’età molto significativa: a 33 anni. Astro nascente nel mondo bancario, secondo il suo biglietto da visita, era “responsabile globale dei mercati del credito” per una grossa banca d’affari. Ma poi uno dei suoi sottoposti si è giocato, in un paio di mosse sbagliate, qualcosa come 250 milioni di euro e improvvisamente Fery è rimasto senza lavoro.

Era il 2007. Negli anni successivi, quelli della crisi finanziaria, molti bancari sono finiti sul lastrico in tempi brevissimi, così come è successo a Fery. Ma, sempre come Fery, molti riapparvero qualche tempo dopo più vincenti che mai, riciclatisi nel mondo delle cosiddette “banche ombra“, termine tecnico “shadow banking“. Cosa sono? Sono soggetti che si comportano come le banche ma senza rispettare i vincoli e le leggi alle quali devono sottostare le banche normali.

Cosa fanno le banche? Credito. Prestano soldi. Le “banche ombra” prestano soldi a società e clienti a rischio di insolvenza. Una cosa che una banca normale non può permettersi di fare. Ma una “banca ombra” sì. E ottiene, in periodi di crisi, rendimenti a due cifre.

Fery ha aperto un hedge fund a Londra. Un fondo ad alto rendimento ma ad alto rischio che specula su tutti i mercati finanziari mondiali. Una parte sempre crescente dei suoi investimenti ad alto rischio e ad alto rendimento diventano i pacchetti di prestiti a rischio che lui compra dalle banche. Altra attività molto redditizia per Fery e il suo fondo sono i soldi (dei suoi clienti) che lui presta a società la cui capacità di credito non è sufficiente per ottenere prestiti da banche ordinarie.

Insomma, l’hedge fund di Fery diventa una “banca ombra” a tutti gli effetti. Fery, all’apice del successo, si compra una squadra di calcio, il Lorient football club, che milita nella Ligue 1, la serie A francese. E rivendica che fondi-banche ombra come il suo danno “un contributo positivo per l’economia reale”, occupandosi di “gestione professionale del rischio”.

La verità è che le “banche ombra” – l’allarme lo ha lanciato il Fsb (Financial stability board) – sono una bomba ad orologeria per la finanza mondiale. Una bomba che se esplodesse avrebbe effetti molto più devastanti della bolla dei subprime. Un universo parallelo che

“è costituito – riporta il Sole 24 Ore – da tutti gli intermediari finanziari che operano al di fuori della tradizionale attività di intermediazione creditizia […] Sono inclusi in questo settore i fondi monetari, veicoli strutturati fuori bilancio, repo market, derivati, obbligazioni, assicurazioni “monoline” e in generale tutte le attività over the counter (fuori Borsa)”.

Un universo parallelo che è cresciuto a dismisura dopo la crisi finanziaria iniziata nel 2007 (bolla subprime) e scoppiata nel 2008 (crac Lehman Brothers). Si è alimentato proprio di una delle prime conseguenze della crisi: il mancato accesso al credito.

Nel giro di pochi anni, il volume delle transazioni finanziarie nel mondo delle banche ombra è cresciuto dai 27.000 miliardi di dollari del 2002 a una cifra monstre che a fine 2011 era stimata in 67.000 miliardi di dollari di oggi (Scarica il rapporto del Financial Stability Board sullo “shadow banking”, le “Banche ombra” in cui ci sono tutte le cifre).

Per capirci, il Prodotto interno lordo mondiale nel 2011 è stato stimato da Banca Mondiale e Fmi in circa 63 milioni di dollari. Quindi nel mondo delle banche ombra gira una quantità di soldi pari al 106,3% del Pil mondiale. L’universo parallelo è più grande dell’universo.

Perché lo shadow banking, le banche ombra, sono una minaccia per la finanza mondiale? Perché negli ultimi anni hanno costruito, a braccetto con le banche normali, un castello in aria, anzi un castello di carta, fatto di prestiti a rischio.

È convenuto a tutti. Gli hedge fund e gli shadow banker hanno potuto beneficiare dei bassi tassi d’interesse offerti dalle banche centrali, che ha dato loro ampissimi margini di guadagno sui soldi prestati a una clientela “a rischio”.

Le banche “normali” hanno lasciato alle loro “sorelle ombra” la gestione dei prestiti rischiosi e hanno così potuto inserire nei loro bilanci solo prestiti “sicuri”, facendo bella figura con gli investitori.

Ma la mancata restituzione dei soldi presi in prestito da parte della clientela delle banche ombra potrebbe generare un effetto domino che travolgerebbe immediatamente – nell’ordine – le banche ombra, le banche normali e le banche centrali.

Sarebbe un’Hiroshima del credito.

Per questo il Financial Stability Board (sede a Basilea, Svizzera) e il suo omologo americano Financial Stability Oversight Council (Fsoc) stanno tentando di mettere delle regole a un sistema, quello dello shadow banking, che finora ha beneficiato della deregulation più assoluta.

La prima sfida è stata censire il fenomeno, valutarne dimensioni e impatto. Non è stato facile. Le banche ombra sono un universo parallelo che sfugge ai “telescopi” delle autorità finanziarie come un buco nero.

Nella “mappa del mondo delle banche ombra” il Fsb alla fine ha inserito un “identikit” di cinquanta diversi tipi di shadow banking, concentrandosi sui 10 tipi più comuni. Le autorità di Basilea stimano che i soggetti finanziari che praticano lo shadow banking più comune abbiano da soli un patrimonio di 20.000 miliardi di dollari.

La missione di Svein Andresen (segretario generale del Fsb) e di Timothy Geithner (capo del Fsoc) è difficilissima: un eccesso di regolamentazione sulla finanza “alla luce del sole” potrebbe alimentare ancora di più il mercato della finanza ombra.

Il perché lo spiega a “Der Spiegel” Alice Joe della Camera del Commercio Usa: “Il mondo sarebbe un posto molto, molto buio senza le banche ombra. Questo perché molte aziende hanno bisogno di milioni da un giorno all’altro. E tutto ciò che serve è una chiamata al mattino al “rivenditore giusto”, per avere i soldi nel loro conto quello stesso pomeriggio. Con le banche normali ci vorrebbero almeno tre giorni”.

La coperta è corta: un eccesso di proibizionismo potrebbe portare clientela agli “spacciatori” di credito, “drogando” la finanza mondiale.