Spread intorno “quota Monti”, Jp Morgan: “Con Berlusconi allarme mercati”

Pubblicato il 5 Febbraio 2013 - 09:57| Aggiornato il 29 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

MILANO- L’allarme lanciato dallo spread non si placa e martedì mattina, in apertura di seduta, segna quota 293 per poi scendere leggermente. Ha quindi superato la soglia psicologica indicata da Mario Monti mesi fa, ovvero uno spread a 287, l’esatta metà rispetto al differenziale trovato appena arrivato al governo dopo Berlusconi. Non è stato solo merito di Monti, un peso l’ha avuto soprattutto la direzione impressa da Mario Draghi alla Bce, fatto sta che i mercati oggi danno un segnale: l’allarme sta tornando a montare.

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C’è lo scandalo Mps, c’è un risultato elettorale che ormai non è per niente scontato, c’è un Pd dato per vincitore sempre più debole e un Berlusconi più forte. C’è, soprattutto, la proposta del Cavaliere di restituire l’Imu, di un condono fiscale, di tagliare le tasse. Strumenti di propaganda elettorale e basta? Soprattutto, proposte che se fossero attuate sarebbero una batosta per i nostri già precari conti pubblici, per il pareggio di bilancio, per gli impegni con la Ue.

Non a caso gli analisti finanziari di Jp Morgan hanno emesso lunedì un bollettino dai toni non proprio pacati: “Lo scenario peggiore, quello che i policymakers europei stanno lavorando per evitare, è una vittoria del centrodestra gestita male”, scrive Jp Morgan. In quel caso i mercati “metterebbero sotto forte pressione l’Italia”. E questo si tradurrebbe in un probabile intervento del fondo salva-stati, della Bce, per attivare lo scudo salva-spread.