MILANO – Lo spread 60 punti oltre l’argine, la diga Monti non basta più. Lo Spread torna a far preoccupare gli italiani, sfondando quota 404 punti il 10 aprile. Poco importa che l’11 aprile abbia aperto a 400 punti, per scendere a 394 poco dopo l’apertura. Il differenziale tra i Btp e gli omologhi tedeschi è volato ai 64 punti oltre l’argine fissato da Monti e rimane il giorno dopo a ben 54 punti oltre l’argine. Giovedì aveva chiuso a quota 371 punti. Il livello più alto del 2012 è stato toccato il 16 febbraio, quando il gap si era attestato in area 410 punti base.
Lo stesso presidente del Consiglio Monti aveva considerato la soglia di sicurezza intorno ai 340 punti. Intendeva dire che rendimenti alti del tasso di interesse sui titoli di stato ce li possiamo permettere fino al 5%, non di più. Nelle ultime due settimane lo spread, invece, è risalito velocemente di un centinaio di punti. E torna a diventare motivo reale di apprensione e allarme, visto che il rendimento attuale dei titoli arriva al 5,59%.
Valori così non si registravano dallo scorso primo febbraio. Se la situazione è degenerata nei mercati non è solo per le speculazioni innescate dalla crisi di bilancio e soprattutto di fiducia della Spagna, bensì anche per l’indebolimento della maggioranza al parlamento del governo dopo le ultime riforme. E’ da settimane che i mercati si chiedono cosa avverrà nel dopo Monti, oppressi dai timori circa un nuovo sfaldamento politico. Il tutto mentre cominciano a farsi sentire le prime misure di austerità.
A quaranta minuti dalla fine, dopo essere stata per tutta la giornata la peggiore d’Europa, Piazza Affari sprofonda con il Ftse Mib che cede 4,98%, a 14.458 punti e il Ftse All Share il 4,76% a 15.466 punti. Male anche per le altre borse europee che in una sola seduta hanno bruciato oltre 170 miliardi di euro con l’indice paneuropeo Stoxx 600 che ha perso il 2,51 per cento (173,6 miliardi di euro). Londra cede il 2,24%, Parigi il 3,08% e Francoforte il 2,49%. Wall Street prosegue in calo.
Compatto al ribasso il plotone dei titoli bancari. Dopo l’allarme lanciato ieri dal New York Times sulle banche italiane e spagnole, ritenute troppo esposte sui rispettivi debiti sovrani, Tra gli istituti di credito le peggiori performance sono state quelle di UniCredit (-8,10%) e Intesa SanPaolo (-7,94%), finite entrambe nel mirino degli investitori per via della forte speculazione sul comparto. Male anche la Bpm (-6,81%), Ubi Banca (-6,49%) e la Bper (-5,77%). Tra gli altri in deciso calo Mediobanca (-4,48%) e, per gli assicurativi, Generali (-4,80%). Controcorrente invece Mps (+0,28%) che e’ rimasta comunque sotto i 30 centesimi per azione.
C’è chi sale e chi scende. Sull’All Share Rcs Mediagroup finisce in asta di volatilità a Piazza Affari, dopo essersi mossa attorno alla parità per tutta la prima parte della seduta. Il titolo del gruppo editoriale segna un rialzo teorico del 12,65%, spinto dalle novità emerse nell’azionariato del gruppo, con Giuseppe Rotelli diventato primo azionista con il 16,55% del capitale. Continuano invece le vendite sui titoli della galassia Ligresti, mentre entra nel vivo il confronto sui concambi in vista della fusione con Unipol. Fonsai perde il 6,14%, la controllata Milano Assicurazioni arretra del 3,65%, Premafin accusa una flessione dell’8,82% e la promessa sposa Unipol cede il 5,12%