Spread quota 201. Le mani nelle tasche degli europei, che ne sarà dei vostri euro

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 29 Novembre 2010 - 17:31 OLTRE 6 MESI FA

Spread tra bund tedeschi e titoli del Tesoro italiani a quota 201! E punto esclamativo perché significa…Ma che significa? Significa che…Ve lo spieghiamo con un breve ma tutt’altro che vacanziero viaggio nelle tasche degli europei, con una panoramica sulle mani nelle tasche degli europei e con una veduta di quel che sarà dei vostri e nostri euro.

In principio furono le banche, poi vennero gli Stati e in mezzo c’era la gente, vittima sì ma innocente mica tanto. Banche e finanza soprattutto anglosassoni avevano scoperto il moto perpetuo della ricchezza: fabbricavano debito e tutti diventavano più ricchi indebitandosi. Le banche prestavano soldi anche e soprattutto a chi non era in grado di ripagare il debito: mutui, carte di credito, incentivi al consumo…Chi prendeva i soldi dalle banche comprava case, apriva aziende, consumava. I crediti le banche non se li tenevano “in pancia”, li impacchettavano in “salsicce” finanziarie che smerciavano il tutto il mondo. Una salsiccia conteneva crediti che sarebbero stati ripagati e crediti inesigibili, nessuno voleva e poteva distinguere. Salsicce finite nelle tasche di tutto il sistema finanziario e creditizio occidentale. Andò avanti fino a che qualcuno di quelli che avevano mutuo, debiti e carte di credito cominciò a non  pagare. Allora ci si accorse che le banche potevano fallire e con loro anche le tasche di chi aveva depositi e conti correnti. Intervennero gli Stati, i governi e dissero: paghiamo noi.

Più che pagare, Stati e governi “garantivano”. E un po’, anzi parecchio, pagavano pure. Garantivano e pagavano i debiti di centinaia di banche e di centinaia di milioni di gente comune. Per garantire e pagare Stati e governi dovevano sborsare e soprattutto indebitarsi. Finora hanno pagato e si sono indebitati. Adesso cominciano a non farcela più ad indebitarsi. Funziona così, ad esempio l’Irlanda: non ha più i soldi per pagare e indebitarsi. La Banca centrale europea in prima battuta garantisce la “liquidità”, insomma impedisce che le banche irlandesi chiudano e lo Stato irlandese non paghi più i debiti, ma anche i salari e i servizi sociali. E’ un cerotto, una fascia medica, tampona e non cura. Poi arriva la cura: l’Europa che ancora può presta all’Irlanda decine di miliardi ad un tasso di interesse del sei per cento, non per i primi due anni ma per quelli a venire. Se l’Irlanda i soldi va a chiederli sul mercato deve pagare tra il nove e il dieci per cento di interessi, il prestito europeo conviene oltre che essere indispensabile. Però chi presta chiede all’Irlanda in cambio di spendere meno per rientrare dal debito. Il governo irlandese taglia la spesa pubblica, il salario minimo, tante altre cose e un po’ tassa gli irlandesi. Gli irlandesi non ci stanno, prostestano e tra un po’ votano. Il governo irlandese che taglia rischia la sconfitta alle elezioni. Insomma il voto democratico boccia il risanamento finanziario, la democrazia gioca a sfavore, la democrazia si è abituata al debito, lo considera quasi un  diritto acquisito. Lo schema descritto e fin qui adottato prevede infatti che a pagare sia il cittadino nella sua veste di contribuente o di destinatario di servizi sociali. Non paga il conto chi ha rischiato e raschiato gli interessi sul debito. Se hai comprato titoli di Stato irlandesi, incassando cedole dell’otto per cento, incassi sicuro. Sicuro come chi ha comprato titoli di Stato tedeschi che pagano cedole del 2,5 per cento.

Ma lo schema non regge più, oltre ad essere alquanto ingiusto. S’affaccia un secondo tempo: quello in cui non tutto e tutti saranno salvati. Se uno Stato o una banca, una finanziaria o un paese non tagliano il debito, allora a pagare sarà anche il cittadino che ha rischiato e raschiato. Se ha puntato su titoli ad alto rischio e il rischio diventa realtà, prende meno, non tutto e dopo. Se hai comparto 100 di titoli tedeschi incassando il 2,5 per cento sei sicuro di riavere capitali e cedole. Se hai comprato, anzi se comprerai negli anni futuri ma prossimi titoli irlandesi, greci, spagnoli, portoghesi ed anche italiani, rischi rispettivamente di più. Rischi di avere capitale e cedole più tardi e non del tutto. Lo “spread” misura giorno per giorno la quantità del rischio: quota 201 indica che quello italiano è due volte quello tedesco. Altri stanno molto peggio.

Nel “primo tempo”, quello in cui paga il cittadino contribuente e destinatario di servizi sociali la “sostenibilità economica” dello schema c’è. Ma comincia a mancare la “sostenibilità politica”. La gente non ci sta, protesta, accenna rivolta, vota contro. Nel “secondo tempo” il peso del pagare si sposta almeno in parte sul cittadino che ha rischiato finora senza rischio. Il cittadino dotato di patrimonio, il cittadino risparmiatore. Spesso cittadino contribuente e cittadino risparmiatore, quello che paga e quello che finora è stato al riparo coincidono. Non è detto che il “secondo tempo” abbia maggiore sostenibilità sociale e politica del primo, anche se ha maggior razionalità ed equità economica. Il secondo tempo riguarda l’Italia più da vicino del primo: l’Italia ha infatti deficit relativamente basso e debito altissimo. Il governo italiano, qualunque governo ci sia, non ha necessità di premere sul cittadino contribuente perché non eccede in spesa, almeno relativamente, e non ha problemi di liquidità. Quando però nel secondo tempo verrà aggredita la questione del debito, l’Italia si troverà in prima fila, ha il debito più alto. E quindi se il rischio si sposta su chi detiene titoli e patrimonio si scoprirà che il risparmio privato, quello italiano è altissimo, è il serbatoio, il portafoglio che dovrà pagare.

Le mani nelle tasche degli europei verranno messe per forza, in un modo o nell’altro. Gli europei di ogni paese si ribelleranno. Democraticamente difenderanno un debito insostenibile e indifendibile. Salvare il debito e gli euro che avete in tasca insieme non si può. I governi europei dovranno scegliere, navigando in sfavore di vento quanto a consenso popolare. La compatibilità economica e quella democratica verranno a conflitto. I cosiddetti mercati lo sanno e perciò non si fidano, questo vuol dire lo “spread”.