Stabilità. Tasse, su Iva e accise 8 miliardi in tre anni spada di Damocle

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Dicembre 2014 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA
 Stabilità. Tasse, su Iva e accise spada di Damocle da 8 miliardi in tre anni

Stabilità. Tasse, su Iva e accise spada di Damocle da 8 miliardi in tre anni

ROMA – Stabilità. Tasse, su Iva e accise spada di Damocle da 8 miliardi in tre anni. Una manovra che rende permanente il bonus Irpef da 80 euro per i dipendenti, che taglia la componente lavoro dal calcolo Irap per le imprese, che è destinata a stimolare la crescita economica e crea posti di lavoro, che migliora e stabilizza  conti pubblici. Questi sono gli obiettivi e gli auspici del Governo di fronte a una Legge di Stabilità che aspetta solo la conferma della Camera (ma senza modifiche).

Sempre che l’Europa non abbia nulla da obiettare, perché in caso contrario (e di motivi tecnici, procedurali e contabili ce ne sono) scatteranno le famigerate clausole di salvaguardia su accise e soprattutto Iva. Una spada di Damocle, il Sole 24 Ore li chiama “8 miliardi di tasse in agguato”.

Dubbi sull’inversione contabile dell’Iva: se la Ue non autorizza 1,7 mld aumenti accise. Nel 2015, se la Ue non accetterà la novità della “inversione contabile” per cui i fornitori della Pubblica Amministrazione non si vedranno più pagare l’Iva da girare poi all’Erario, scatta dalla seconda metà del 2015 la clausola che aumenta automaticamente le accise sulla benzina per un valore di 1,7 milairdi di euro.

Clausola salvaguardia Iva: in tre anni dal 22% al 25,5%. Lo split payment, questo il meccanismo studiato per limitare l’evasione fiscale, ha fra l’altro la controindicazione di sottrarre da subito liquidità, già scarsa, alle imprese ed è stato già bocciato dai funzionari Ue, per esempio in Germania.

Le accise sono però solo uno degli ostacoli sulla strada della riduzione fiscale promessa dal Governo. Protagonista resta infatti l’Iva, perché la manovra 2015, non riuscendo a disinnescare ma solo a rimandare di un anno le clausole ereditate dalla manovra dello scorso anno, prospetta una serie di aumenti dell’imposta che possono portare l’aliquota ordinaria (oggi del 22%) fino al 25,5%, e quella “agevolata”?(oggi al 10%) fino al 13 per cento.

L’incremento disegnato dalla legge di stabilità è progressivo, a partire dal 2016 fino al 2018, e dipende dal fatto che l’architettura delle coperture è riuscita solo a cancellare, a colpi di spending review, i tre miliardi di maggior gettito relativi al 2015, ma è stata costretta a tenere in programma in misura quasi integrale i passaggi successivi.

Tutte insieme, queste misure potrebbero presentare un conto da 14,7 miliardi cumulati in tre anni, con un effetto annuale a regime da otto miliardi nel 2017. Un’ipoteca pesante sulle prospettive di ripresa economica, che il Governo dovrà impegnarsi a cancellare anche se non tutto, come detto, dipende da Roma. (Giovanni Parente, Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore)