Statali, i 30 denari dello sciopero per indennità vacanza…contrattuale

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 25 Novembre 2020 - 10:49 OLTRE 6 MESI FA
Statali, i 30 denari dello sciopero per indennità vacanza...contrattuale

Statali, i 30 denari dello sciopero per indennità vacanza…contrattuale (Foto d’archivio Ansa)

Statali, i 30 denari dello sciopero per indennità vacanza… contrattuale

Statali, i milioni di dipendenti del pubblico impiego in sciopero annunciato per il 9 dicembre. Sciopero per 30 denari, quelli della indennità vacanza…contrattuale.

Sciopero statali nell’anno di disgrazia 2020

Astensione, cioè se funziona e riesce paralizzare la macchina pubblica per almeno 24 ore. Paralizzarla nell’anno di disgrazia nazionale 2020. Sciopero perché stipendio non arriva più? No, da questo punto di vista i dipendenti pubblico sono giustamente protetti: stipendio e reddito non sono aggrediti e mutilati.

Sciopero per licenziamenti subito o in vista? No, per i dipendenti pubblici nessun taglio di organico. Al contrario, assunzioni in ogni settore motivate anche dalla necessità indotte dalla pandemia. Sciopero allora per eccesso dio Cassa Integrazione o perché i soldi della Cassa Integrazione Inps non  li fa davvero arrivare alle famiglie? No, i dipendenti pubblici non vanno in Cassa Integrazione e percepiscono salario pieno anche se in smart working o in sostanziale condizione di lavoro ridotto.

E allora sciopero perché, per cosa? Ammesso e per nulla concesso che nel dicembre 2020 scioperare sia pacifico, naturale ed equivalente a scioperare in tutti gli altri anni.

Per trenta Euro, o meglio denari

Sciopero per 30 euro informa La Repubblica. Trenta euro, forse venti, al massimo quaranta secondo il quotidiano e le sue fonti separano il governo dai sindacati del pubblico impiego. Sono 30 euro al mese a dipendente e non fanno più lo sciopero. 

Trenta euro, perché chiamarli trenta denari con riferimento voluto ad altre trenta monete, quelle dei vangeli, quelle che danno lo stigma d un abitate ai piani bassi dell’eticità? Perché ecco che cosa sono quei trenta euro: sono la monetizzazione sindacale di un ritardo temporale nel rinnovo dei contratti pubblici dipendenti.

Sono quei trenta euro letteralmente la indennità (risarcimento) della vacanza (assenza) contrattuale. Cioè mi rinnovi con ritardo rispetto alla scadenza il contratto e io ti chiedo di pagar pegno e risarcirmi della mancata quota di retribuzione pregressa. Non fa una piega ma fa tre puntini sospensivi, quelli che vanno apposti tra vacanza e contrattuale. Indennità di vacanza…contrattuale.

Ci vuole spudoratezza e impermeabilità per esporsi ai tre puntini sospensivi: il pubblico impiego in sua buona parte per quasi tutto il 2020 è stato in lavoro da remoto, da casa. Chiamato impropriamente smart working e cioè lavoro intelligente. No, è stato ed è lavoro da casa. Lo stesso lavoro di prima, stesse procedure, stessa organizzazione, medesima burocrazia. Solo da casa invece che in ufficio. I cittadini fruitori dei pubblici servizi non ci hanno guadagnato nulla in termini di qualità e rapidità dei servizi. I dipendenti pubblici non ci hanno rimesso nulla. Niente maggiore produttività, niente fastidiose riorganizzazioni, niente nuovo mansionario, niente nuova professionalità da acquisire.

Quindi il chiedere, anzi addirittura lo scioperare per ottenere il pagamento di una indennità vacanza contrattuale è, nelle condizioni date, la richiesta di una indennità vacanza. Vacanza punto e basta. Per una minoranza vasta del pubblico impiego il lavoro da casa è stato assenza non tanto di rinnovo contrattuale quanto assenza di lavoro, diciamo intenso. 

Sciopero lunare, no molto terrestre

Sciopero lunare è stato definito quello dei dipendenti pubblici, forse la categoria di lavoratori più protetta e davvero sostanzialmente immune dal contagio economico da pandemia in corso. Lunare, cioè fuori dal mondo. In realtà è uno sciopero molto terrestre: i sindacati del pubblico impiego hanno sentito odore di Recovery all’italiana e prenotano un po’ dei pani e dei pesci che la Ue farà piovere moltiplicati. Lo fanno in maniera rozza e grezza, minacciando e forse attuando uno sciopero. Ma non c’è categoria o gruppi di interessi che non stia facendo altrettanto.

Sciopero molto terrestre: i sindacati del pubblico impiego vogliono essere risarcito e rimborsati di tutto. Come Covid non sia stato e non sia. Vogliono rinnovi contrattuali come se Stato non si stesse indebitando fino e oltre ogni possibilità di cassa. Vogliono i tempi e i modi del rinnovo contrattuale come nulla fosse. E, se qualcosa è, loro si chiamano fuori. Analogamente a ciò che fanno altre categorie gruppi di interesse, uno su tutti, i ristoratori.

I ristoratori sono quelli che nell’anno di disgrazia 2020 ci rimettono di più. Ma ascoltandoli non ce n’è uno che chieda alla cassa pubblica la riduzione del danno. No, sfornano fatturati 2019 e conteggiano quanto perdono rispetto a quando pandemia non c’era. Esigono l’impossibile, l’impraticabile e anche l’ingiusto: il rimborso integrale di quanto perso rispetto a fatturati e guadagni di quando guadagnavano e non sempre fatturavano. Impossibile neanche giusto: quale categoria dovrebbe sostenere il peso insostenibile di un cavarsela gratis da parte di altre categorie?

Non sono quindi soli gli statali nella pervicacia convinzione che sia loro diritto cavarsela gratis dalla pandemia economica. Ma con lo sciopero indetto gli statali, o meglio i loro sindacati, vanno oltre tutti. Oltre ogni stolidità immaginabile, oltre ogni impudicizia sociale, perfino oltre ogni capacità di fare sindacato che non sia corporazione.