Statali: sui licenziamenti niente indennità, solo il reintegro

Pubblicato il 5 Maggio 2012 - 15:27 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nella notte tra giovedì e venerdì è stato siglato un ampio accordo che ridisegna completamente le regole del lavoro pubblico rispetto all’era di Renato Brunetta. L’accordo, reso necessario per attuare anche nella pubblica amministrazione la riforma del mercato del lavoro Fornero, come previsto all’art.2 della riforma, è stato definito da Filippo Patroni Griffi con le confederazioni Cgil- Cisl – Uil – Ugl, le Regioni, le Province e i Comuni. “Sono soddisfatto – afferma il ministro – l’intesa sarà una buona base in vista della delega legislativa che a breve presenterò al consiglio dei Ministri”.

I sindacati festeggiano: sia per aver voltato pagina rispetto alla gestione precedente, ma anche e soprattutto perché l’applicazione della riforma Fornero non introduce quasi nessuna novità sul versante dei licenziamenti nel pubblico impiego. Si era ipotizzata l’estensione della possibilità di fare licenziamenti economici con semplice indennizzo anche nella pubblica amministrazione. E invece l’unico cambiamento riguarderà soltanto le regole dei licenziamenti disciplinari, che verranno complessivamente riordinati.

Non solo: l’intesa per quanto attiene alle nuove regole del mercato del lavoro pubblico ribadisce la “centralità” del contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, con una conseguente restrizione della possibilità di utilizzare contratti flessibili o precari (ferma restando la possibilità di deroghe per particolari settori come sanità, ricerca e istruzione).

Altri aspetti trattati riguardano le relazioni sindacali, la valutazione, la mobilità dei dipendenti, la premialità e la dirigenza. Sui meccanismi di valutazione e sulla premialità l’intesa prevede (si legge in una nota del ministero) “una razionalizzazione del sistema, mediante una minore rigidità, ma lasciando inalterato il sistema di garanzia che eviti la distribuzione a pioggia delle risorse destinate agli incentivi”. In agenda anche un “intervento sulla dirigenza, cui verrebbe garantita una maggiore autonomia rispetto all’organo di indirizzo politico”