Statali: premi dirigenti pubblici non legati a Pil. Corte dei Conti contro Renzi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Ottobre 2014 - 09:30| Aggiornato il 27 Novembre 2014 OLTRE 6 MESI FA
Corte dei Conti (foto Lapresse)

Corte dei Conti (foto Lapresse)

ROMA – I dirigenti statali stiano tranquilli: i loro premi non verranno agganciati al Pil nazionale. Di questi tempi, sicuramente una buona notizia per la categoria. Luca Cifoni sul Messaggero spiega che l’idea del governo Renzi (messa nero su bianco in un Dpcm, cioè un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) è stata “bocciata” dalla Corte dei Conti. Spiega Cifoni che Le novità introdotte all’inizio di agosto sono essenzialmente due. La prima consiste nella modifica a regime della valutazione della performance operativa, che dovrà essere misurata in base a macro-indicatori nazionali.

La seconda, più immediata, prevede che già per il 2014 vengano misurati i risultati dell’azione di governo e l’andamento economico del Paese mediante due criteri: i consumi intermedi delle pubbliche amministrazione in percentuale del Pil e il clima di fiducia delle imprese e dei consumatori rilevato dall’Istat. Le obiezioni della Corte dei Conti. Cifoni spiega perché la Corte dei Conti è contraria a questa novità: Gli indicatori scelti allora «non sembrano idonei a valutare in via diretta la performance della presidenza dei Consiglio dei ministri come amministrazione, valendo gli stessi al più quali indici rilevatori di una performance del sistema Paese, dipendenti in buona parte da fattori esogeni all’amministrazione e non correlati ad una diretta responsabilità dirigenziale». In particolare i magistrati contabili fanno notare che l’indicatore relativo ai consumi intermedi della pubblica amministrazione in relazione al Pil, usato per misurare la spesa pubblica, è influenzato dal concorso di tutte le pubbliche amministrazioni e non dipende quindi dal solo operato dei dirigenti di Palazzo Chigi. Quanto al clima di fiducia di imprese e consumatori, secondo la Corte «sconta di per sé un certo grado di indeterminatezza ed è fortemente influenzato da fattori che operano su un piano strettamente politico». Nel parere c’è infine un’obiezione di metodo: viene messa in discussione la scelta di rendere operativi gli indicatori nel 2014, cambiando quindi le regole del gioco «a secondo semestre inoltrato»