Lo Stato deve 90 mld alle aziende. 40 disponibili ora, il resto mancia?

Pubblicato il 29 Marzo 2013 - 11:50| Aggiornato il 25 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Lo Stato deve 90 mld alle aziende. 40 disponibili ora, il resto mancia? Gli arretrati della Pubblica Amministrazione con le aziende fornitrici di materiali e servizi ammontano a 90 miliardi di euro, ben 20 miliardi in più delle precedenti stime. Solo Banca d’ Italia, che ha contabilizzato la montagna di crediti delle aziende, è in grado di fornire stime attendibili. Ora il problema è velocizzare l’iter parlamentare per rendere esecutiva una restituzione che assomiglia a una boccata di ossigeno in questa congiuntura che inibisce, rallenta la normale erogazione del credito (credit crunch). Per questo urge che un decreto venga approvato, prima che un nuovo governo venga nominato con relativa ulteriore dilazione dei tempi. Paradossalmente, l’unica materia per cui prolungare l’esercizio dell’attuale esecutivo in carica sarebbe stato auspicabile.

Il ministro Vittorio Grilli preme per una accelerazione, sul Corriere della Sera, Dario Di Vico reputa il 3 aprile una scadenza difficile ma non impossibile. Altra questione, come procedere: chi va pagato prima, quali segmenti dell’amministrazione avranno la priorità, il ruolo delle banche. Intanto, nonostante la maggiorazione di 20 miliardi, a dispetto dell’apertura dell’Europa che raccomanda una restituzione completa, il perimetro fissato dal governo resta di 40 miliardi in due anni. Così distribuiti:

Enti locali, 12 mld nel 2013 e 7 nel 2014. Sanità, 5 miliardi nel 2013 e 9 nel 2014. Stato, 7 miliardi in due anni.

Priorità ruolo delle banche. Il buon senso dovrebbe consigliare il pagamento secondo un ordine cronologico: chi aspetta da più tempo deve essere pagato prima. Rispetto alle banche, è venuta la precisazione che – assicura Grilli d’accordo con l’Abi – prima saranno soddisfatti i soggetti non finanziari (e per questa ragione anche i Cinque Stelle si sono ravveduti sulla “porcata di fine legislatura”). Per quanto riguarda i crediti rilevati dalle banche, si possono quantificare in 9 miliardi (prosoluti): gli istituti di credito accetteranno di farsi pagare con titoli del debito pubblico.

Una differenza di 50 miliardi, il resto mancia? Le note dolenti arrivano per quelle risorse che devono essere liberate (un obbligo per uno Stato che esiga tributi) ma sono fuori dal perimetro indicato da Grilli. Siccome abbiamo già visto il fallimento totale della certificazione dei debiti (solo il 5% della PA ha pubblicizzato i suoi impegni evasi) si deve approntare un piano diverso. La Confindustria suggerisce il silenzio/assenso come criterio generale: se l’amministrazione non risponde,il credito è esigibile. Ma esigibile come? Per esempio scontando in banca quel credito o compensandolo in sede fiscale.

Il rischio che tutto proceda come è finora proceduto è molto alto. In questo senso è sicuramente incoraggiante l’impegno assunto da Attilio Befera dell’Agenzia delle Entrate: “Nel 2013 puntiamo ad erogare alle imprese rimborsi Iva in conto fiscale per un ammontare complessivo di 11 miliardi”. Con il sollecito di una lettera con la quale li invita i direttori regionali “a dedicare ogni risorsa utile alla liquidazione dei rimborsi nei prossimi 4 mesi”.