Stress test per le banche: chi compra “bancari” conosce la risposta prima degli altri?

Pubblicato il 14 Luglio 2010 - 16:14| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Diceva Giulio Andreotti: a pensar male si fa peccato, ma talvolta ci si indovina. Ecco allora un cattivo pensiero che molti stanno facendo ma che nessuno confessa apertamente. Riguarda gli “stress test”. Un manuale, consigli per rilassarsi d’estate contro lo stress? No, rona meno futile e vaga, roba solida e tosta, roba di banche e di soldi. Gli stress test sono gli esami finanziari in corso sulla salute delle banche. Gli americani li hanno fatti, gli europei, italiani compresi li stanno facendo. Si tratta di simulare una situazione finanziaria come e forse peggio di quella vissuta due anni fa, quando l’intero sistema creditizio non si fidava, non si fidava l’una banca dell’altra. Insomma non si scambiavano soldi perchè nessuno sapeva quanto l’altra banca fosse solvibile, “liquida” e quanto invece ingrassata di crediti inesigibili. Lo stress test risponde alla domanda: se arrivano guai, la banca tal dei tali ce la fa, ha i soldi liquidi, i crediti esigibili? E quanti ne ha? A cosa può resistere senza rischiare il cosidetto “default”, cioè di restare a secco e do dover chiudere, metaforicamente ma anche praticamente gli sportelli?

Fin qui tutto bene, anzi ottima iniziativa. Il cattivo pensiero nasce da qualche circostanza. I risultati degli stress test delle banche italiane dovrebbero essere resi noti il 23 luglio. Fino ad allora sono coperti dalla massima riservatezza. Sono o sarebbero? L’altra circostanza è che da una settimana molti comprano azioni delle banche italiane. Le comprano da una settimana dopo settimane che le vendevano. Se lo stress test della banca tal dei tali dirà che quella banca è solida chi ha comprato nell’ultima settimana ha fatto un affare, il valore delle azioni relative salirà sul mercato. E allora eccolo il cattivo pensiero: vuoi vedere che qualcuno ha saputo prima il risultato, prima degli altri e ci sta facendo sopra un affare e anche due? Affare legale s’intende, ma per nulla corretto: se dovesse essere dimostrata ancora una volta la validità del “lodo Andreotti”, sarebbe un’altra piccola-grande porcata nel meraviglioso e fantasmagorico mondo della finanza.