Mirafiori, Camusso: “Stupita dal 46% di no. Sacconi tifoso, resteremo in fabbrica”

Pubblicato il 16 Gennaio 2011 - 15:52 OLTRE 6 MESI FA

Susanna Camusso

Stupita dal risultato nel “no” in un voto “condizionato” e decisa a battersi per non far uscire la Fiom dai cancelli di Mirafiori. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ospite di ‘In mezz’ora’ da Lucia Annunziata, non nasconde la sopresa per il 46% di no al referendum di Mirafiori. Il risultato, spiega, mi  ”ha stupito”, perché era un ”voto così condizionato, così costretto che non permetteva ai lavoratori di decidere” ma c’è stato ”l’orgoglio, la capacità di reazione dei lavoratori”. Quanto all’esito, la Camusso spiega: ”Ho pensato che saremmo stati piu’ vicini al risultato di Pomigliano (36% no). Il risultato ha stupito me come tutti, anche se avevamo colto un po’ di nervosismo dell’azienda”.

Impossibile uscire da Mirafiori. Di rimanere fuori da Mirafiori, però, la Camusso non vuole neppure sentir parlare. ‘Non si può essere fuori” da Mirafiori; ”se vogliamo, e lo vogliamo, essere il sindacato dei lavoratori dobbiano essere dentro quella fabbrica e non fuori dai cancelli”.

Sul rapporto Fiom-Cgil, Camusso sottolinea che ”abbiamo dato lo stesso giudizio sulla qualità dell’accordo e, da mesi, sul fatto che non c’è stata una discussione e non si conosce il piano industriale di Fiat. Siamo convinti di essere di fronte ad una partita non chiara e rispetto alla quale il governo non ha fatto il suo mestiere. E’ ovvio, poi, che abbiamo delle opinioni diverse e dovremo continuare a discuterne: noi pensiamo che non si possa essere fuori da quella fabbrica”. Sul voto dei lavoratori ”bisogna misurarsi e interrogarsi. Non bisogna dire che semplicemente non lo si riconosce, non è sufficiente”.

Ricorso ai giudici. ”Valuteremo se ricorrere alla magistratura” ma questo ”non basta”. Secondo il segretario Cgil, infatti, ”una clausola che impedisce a un lavoratore di partecipare ad uno sciopero è  un tema che sicuramente arriva sino alla Corte Costituzionale” perché ”siamo di fronte a dei diritti che non sono disponibili ne’ a un’impresa ne’ a un sindacato”. Comunque, ha sottolineato la Camusso, ”non è sufficiente dire che ricorreremo alla magistratura” perché ”non si può affidare la rappresentanza sindacale” alla magistratura.

Sacconi, ministro “tifoso” La leader della Cgil non risparmia critiche al ministro Maurizio Sacconi che, sulla vicenda di Mirafiori, si è più volte schierato sostenendo le posizioni di Marchionne. ”Al ministro – spiega la Camusso – vorrei dire intanto che non decide lui se servono o non servono delle leggi e che ha un’idea della partecipazione e della organizzazione sindacale fatta di tifoserie”.

La Camusso ha ribadito la necessità di arrivare ad un accordo con le altre organizzazioni sindacali e imprenditoriali sulla rappresentanza e la democrazia sindacale e poi ad una legge. ”Anche quel referendum – conclude la leader Cgil – ci dice che bisognerebbe essere poco tifosi e invece molto attenti a come si ricostruiscono condizioni di condivisione”.

Le colpe di Confindustria. Il segretario, quindi, analizza anche il ruolo degli industriali nella vicenda. ”Confindustria – ha detto – penso che abbia parte di responsabilità su quanto avvenuto”.  ”Nel 2009 – ricorda la Camusso – Confindustria firmò un accordo sulle regole con una parte del mondo sindacale. Temo anche io che Confindustria esca indebolita da questa partita, un tema importante che si chiama ‘regole e rappresentanza’. E se si da l’idea che si puo’ entrare e uscire, tutto questo rende debole il sistema della rappresentanza”.