Lavoro a rischio per 300mila. Camusso: “Rischio tensioni sociali”

Pubblicato il 1 Gennaio 2012 - 14:17 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Circa 300 mila italiani rischiano il posto di lavoro nel 2012. “Le vertenze attive con tavoli che si convocano frequentemente – sono oltre un centinaio, poi ci sono vertenze che invece hanno una dimensione un po’ meno pressante e arriviamo a 230 tavoli. Sono coinvolti oltre 300mila lavoratori e i posti a rischio sono tra i 30mila e i 40mila”, spiegano secondo quanto scrive il Corriere della Sera dal Ministero dello Sviluppo economico.

Secondo il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ci sarebbe il «rischio reale» di tensioni sociali crescenti nei prossimi mesi. Per contrastarlo servirebbe, spiega, un piano per il lavoro.

“Nei prossimi mesi la recessione avrà un impatto duro sull’occupazione e sui redditi. Il rischio che cresca il conflitto sociale man mano che cresce la disuguaglianza è reale. Anche per questo è meglio che il governo abbia più coraggio di quanto ne ha avuto finora e apra un confronto esplicito e costruttivo con le parti sociali sui temi della crescita e dell’occupazione. Noi vogliamo confrontarci sulla crescita del Paese, e per noi crescita vuol dire creare nuove occasioni di lavoro per giovani e donne e lavori meno instabili e precari per tutti”, spiega.

“Per questo – aggiunge la Camusso – proponiamo un nuovo “Piano del lavoro”. Crediamo sia indispensabile ridurre il numero e la tipologia dei contratti instabili e atipici, moltiplicata in maniera irresponsabile dal governo Berlusconi”.

“Bisognerà anche  riformare gli ammortizzatori sociali per tutelare maggiormente chi perde il lavoro, senza rinunciare agli interventi urgenti che si proporranno nei prossimi mesi. Fare queste due operazioni a parità di spesa 2011 ci sembra molto difficile». «Senza dimenticare – aggiunge il segretario generale della Cgil – che per noi il capitolo sulle pensioni non è chiuso: ci sono delle ingiustizie e delle discriminazioni che gridano vendetta e vanno risolte. Penso soprattutto a coloro che hanno perso e perderanno il lavoro e a chi stava maturando il diritto di andare in pensione che si vede di colpo allungato il lavoro di 5 anni. Questo non è giusto – conclude – e non è accettabile”