Tagli da 8 a 150 euro sulle pensioni medie: ecco le ‘sforbiciate’ del governo

Pubblicato il 3 Luglio 2011 - 16:42 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La notizia ormai è uscita e ha scatenato un putiferio: il governo mette le mani nelle tasche degli italiani e andrà a sforbiciare le pensioni, soprattutto quelle medio basse. Il tutto è previsto, e un po’ nascosto, nella manovra finanziaria. Ma quanto verrà tolto ai pensionati? A quelli, soprattutto, che prendono dai 1428 euro lordi mensili ai 2380 euro? Secondo Mrio Sensini del ‘Corriere della Sera’ le pensioni medio basse di “allegeriranno” dagli 8 ai 150 euro a pensione. Il tutto per un costo annuale ai danni dei pensionati che potrà andare dai 4 ai 6 miliardi di euro. Un taglio niente male se si aggiungono i nuovi parametri che allontanano l’età pensionabile. Insomma dalla manovra, almeno nella versione uscita come decreto dal Consiglio dei ministri, emergono due certezze: le pensioni diminuiranno e si andrà gradualmente in pensione sempre più tardi.

Vediamo nel dettaglio i tagli che dovrebbero arrivare, così come illustrati dal ‘Corriere della Sera’. Tutto si basa sul fatto che la manovra prevede il blocco, totale o parziale, della rivalutazione degli assegni superiori ai 1.428 euro lordi mensili. Sulle pensioni più basse la mancata o parziale rivalutazione nemmeno si sentirà ma è su quelle medie che la stangata sarà più pesante. Secondo quanto scrive il ‘Corriere della Sera’, stando alle stime del governo, un pensionato che oggi percepisce 1.500 euro lordi mensili dovrà rinunciare a 8 euro l’anno, che salgono a 60 euro nel caso di una pensione mensile di 2.000 euro, a circa 100 se l’assegno è di 2.500 euro, oltre 150 euro su una pensione di 3.500 euro.

Unico “contentino” è che, pur se minima, un po’ di perequazione ci sarà per tutti. I 3,2 milioni di pensionati che ricevono un assegno ddai 1.428 ai 2.380 euro lordi mensili, subiranno un taglio del 55% dell’indicizzazione solo sulla quota eccedente i 1.428 euro. E così per i pensionati più ricchi: perequazione totale sui primi 1.428 euro, al 45% sulla quota tra 1.428 e 2.380 euro, nessuna rivalutazione sulla parte eccedente (invece del 75% come avviene oggi).

A questi tagli, poi, si deve aggiungere anche l’aumento progressivo dell’età pensionabile. Dal 2011, a causa del meccanismo delle quote, l’età pensionabile è già salita dai 60 ai 61 anni. Per le donne che lavorano nel settore pubblico nel 2012 l’età minima per la pensione di vecchiaia salirà di colpo da 60 a 65 anni. Dal 2014 in poi, per tutti, bisognerà considerare anche l’effetto dell’agganciamento automatico dell’età di pensione alle speranze di vita. E, dal 2020, anche per le donne che lavorano nel settore privato partirà l’aumento progressivo dell’età minima, da 60 a 65 anni.Di fatto, già da quest’anno, l’età minima della pensione di anzianità è aumentata di due anni per i lavoratori dipendenti e di due anni e mezzo per gli autonomi.