Tagli, ticket e “condonino”. E una “bottarella” ai politici. Ma a 28 miliardi Tremonti così non ci arriva

Pubblicato il 20 Maggio 2010 - 15:54| Aggiornato il 2 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti

Giulio Tremonti ha preparato il menù della manovra finanziaria. Un menù che ha sottoposto a Silvio Berlusconi e agli altri componenti del governo in un incontro a palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri. Un menù che ora ha presentato anche al vaglio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per poi tornare dal premier. Poi già martedì prossimo, 25 maggio, rivela l’Ansa, ci potrebbe essere il via libera definitivo durante un Consiglio dei ministri straordinario. Non è escluso che la manovra possa essere suddivisa in due segmenti: una rappresentata da un decreto legge e una da un disegno di legge.

Ad ogni modo, la manovra dovrebbe ammontare a 26 miliardi di euro, suddivisi su due anni. Ma dove si andranno a prendere tutti questi soldi?

Ecco le aree sulle quali governo dovrebbe intervenire: finestre di pensionamento, spesa pubblica e statali, tagli agli enti locali, sforbiciata agli enti inutili, lotta all’evasione e giochi, tagli a stipendi di politici e dirigenti della pubblica amministrazione. E’ probabile, inoltre, che il governo sfrutti la manovra per inserire una misura che metta sotto controllo la Protezione Civile. E’, infatti, allo studio una norma che consenta al Tesoro di effettuare un controllo preventivo sulle ordinanze del Dipartimento. Si valuta, inoltre, la possibilità di proroga per la sospensione dal pagamento delle tasse per le popolazioni abruzzesi colpite dal sisma. Vediamo nel dettaglio alcune aree di intervento.

Ai manager pubblici, si è detto, verrà applicato un “contributo” del 10% sullo stipendio. Ma solo su quella parte dello stipendio eccedente i 100 mila euro l’anno O forse gli 80 mila o i 70 mila. Per un anno o due. Questo “contributo coatto”, inoltre, si abbatterà anche sugli stipendi di magistrati, professori universitari? Si studia quanto ci si guadagna in soldi e quanto si “perde” in protesta e malumore degli interessati: la risultante deciderà delle percentuali, della durata della “una tantum” e della sua estensione sulla geografia degli stipendi pubblici.

Stipendi pubblici che resteranno fermi per un giro contrattuale per tutti i tre milioni di dipendenti pubblici “semplici”. Niente mani nelle loro tasche, ma in quelle tasche non un euro in più nei prossimi due, tre anni sperando che l’inflazione sia compassionevole. Si chiama blocco dei contratti.

Le Regioni che hanno i conti della sanità in rosso messe di fronte a un bivio dolente. Se vogliono, faranno pagare un ticket sulle prestazioni sanitarie di 10 euro. Se invece le Regioni non vorranno applicare questo  ticket, nel loro territorio automaticamente crescerà il prelievo su Irpef (individui e famiglie) e Irap (aziende). Un aumento che nel Lazio ci potrebbe essere già a giugno. Sovrattasse, in poche parole, che ricadrebbero sulle tasche dei cittadini.

Poi ci sono le riduzioni di spesa anche per gli Enti locali e per le istituzioni. Meno 4 miliardi per Regioni e Comuni e poi le riduzioni sugli stipendi di Parlamentari e ministri. C’è chi propone di ridurre i compensi dei politici del 5%, chi del 10%, chi ancora del 15%. La domanda veramente importante, però, è: queste riduzioni verranno calcolate sulle retribuzioni complessive dei parlamentari, che ammontano a 15 mila euro al mese, o solo sulla parte dell’indennità parlamentare, che invece ammonta a 5 mila euro? Insomma, ammettendo che la riduzione sarà del 15%, verrà applicata su 15 mila euro mensili o sui 5 mila euro dell’indennità?

Per i dipendenti di Camera e Senato si pensa invece all’allungamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni. Proprio oggi, intanto, i presidenti dei due rami del Parlamento, Gianfranco Fini e Renato Schifani, hanno deciso di sospendere, fino al 31 luglio 2010, i pensionamenti anticipati di anzianità per tutti i dipendenti delle Camera. Ovvero commessi, usceri, camerieri, ecc.

Altri soldi Tremonti pensa di racimolarli facendo un mini condono da 1,5 miliardi sulle case fuori catasto, insomma quelle abusive, ma giacchè ci sono…

Quindi la lotta contro i “falsi invalidi”. Il ministro dell’Economia ha preannunciato che i sacrifici più grandi graveranno sulla schiena dei “falsi invalidi” e dei “veri evasori”. Per quanto riguarda la prima categoria, la spesa per gli invalidi è passata dagli 8 ai 16 miliardi all’anno. Ma pur ammettendo che si riescano a smascherare i “corruttori”, i tempi per riprendere i soldi potrebbero essere anche molto lunghi:  prima si devono scovare i “falsi invalidi”, una volta fatto, molti potrebbero fare ricorso e per vedere qualche frutto potrebbero passare anche degli anni.

Altri soldi potrebbero arrivare da una tassa una tantum sulle pensioni al di sopra dei 3 mila 500 euro mensili.

Ma tutte queste tasse, restrizioni, lotte contro la corruzione, non fanno alla fine 26 miliardi. Anche ammettendo che si riesca nella lotta contro gli invalidi, che si tassino con la percentuale più alta manager, politici, pensionati, non si arriva alla cifra che il governo si è prefissato. Questo, ad ogni modo, è il “menù” noto, conosciuto, della manovra. Staremo a vedere come il governo cucinerà la pietanza.