Filippi, Pd: Targa e bollo a bici scatena partito illegalità

di redazione Blitz
Pubblicato il 1 Dicembre 2015 - 07:36 OLTRE 6 MESI FA
Targa e bollo anche per le bici: proposta del senatore Pd

(Foto d’archivio)

ROMA – Targa e bollo anche per chi va in bici. È una condizione di legalità e di sicurezza per tutti i cittadini. Anche se manca la assicurazione, è già un passo avanti. lo prevede un emendamento presentato in commissione Lavori Pubblici del Senato dal capogruppo Pd Marco Filippi a proposito della Riforma del Codice della Strada. Si tratta di una norma da tempo attesa, che Blitz sostiene da tempo, provocando insane reazioni da parte dei ciclisti, che invece prosperano nell’illegalità: hanno trasformato i marciapiedi in piste ciclabili dove sfrecciano a gran velocità sicuri della totale impunità.

Se un automobilista parla al telefono davanti a un vigile urbano o a un poliziotto la multa arriva come il tuono dopo il fulmine. Ma se al telefono parla un ciclista pedalante i vigili si girano di là. Come fanno a fermarlo? con la forza? rischiano di farsi male o peggio di fargli male, passando l’anima dei loro guai.

Rendere i ciclisti identificabili e metterli in condizione di risarcire i danni arrecati ai pedoni in mezzo ai quali si dilettano a fare gimkana, una sorta di terrorismo uerbano che rende incerto camminare sui marciapiedi delle città, è la scelta ovvia, una strada che quando sarà imboccata lo sarà sempre troppo tardi.

I ciclisti sono una specie violenta e arrogante, in prevalenza appartengono al ceto medio e i loro voti sono corteggiati un po’ da tutti i partiti, in nome di una demagogia senza senso.

Infatti la proposta accende subito lla Lega Nord, che si è fatta paladina della illegalità, bocciando la modifica bollandola come “bike tax” mentre su Twitter monta l’hashtag della rivolta #LaBiciNonSiTocca.

In realtà, come ha spiegato Filippi, siamo solo ai primi passi di una legalità normale: la proposta sarebbe rivolta solo ai veicoli a pedali commerciali, per intenderci i cosiddetti risciò. Ma i dubbi e la remota possibilità che si apra la strada a un balzello sui ciclisti non fermano le polemiche.

L’emendamento introduce di fatto la “classificazione dei veicoli, senza oneri a carico dello Stato e attraverso un’idonea tariffa per i proprietari:

1) delle motoslitte, disciplinandone le caratteristiche costruttive e funzionali, nonché la circolazione con un apposito contrassegno identificativo, documenti di circolazione e di guida e l’assicurazione per la responsabilità civile verso terzi;

2) delle biciclette e dei veicoli a pedali adibiti al trasporto, pubblico e privato, di merci e di persone, individuando criteri e modalità d’identificazione delle biciclette stesse nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale”.

Tradotto: si parla di “un’idonea tariffa” che dovrebbero pagare i proprietari di biciclette e motoslitte e della possibilità di identificare le prime “prevedendo un numero sul telaio non cancellabile”, come spiega Filippi commentando con i cronisti le polemiche nate dal suo emendamento.

Il sen. Filippi, forse spaventato dalla aggressività dei ciclisti, tenta una marcia indietro:

“Riconosco che il testo della proposta di modifica sia stato scritto male ma in realtà non si vogliono prevedere tasse o altro di simile per le biciclette. Si vuole solo dare la possibilità ai ciclisti di iscrivere in un registro nazionale le bici per evitare che vengano rubate continuamente. Tutto qui. A breve arriverà una nuova formulazione del testo per rendere l’obiettivo più chiaro”.

Ma la spiegazione non piace alla Lega. Per Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale veneto, è “insana l’idea di applicare una idonea tariffa a biciclette e veicoli a pedali adibiti al trasporto, pubblico e privato, di merci e di persone proposta da Filippi. Ci mancava solo la Bike Tax per far felici gli italiani”.