Federalismo, le imprese contro l’Imu: “Pagheremo 3 miliardi di euro in più”

Pubblicato il 11 Febbraio 2011 - 19:26 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il nuovo testo del decreto sul federalismo municipale rischia di far aumentare la pressione fiscale sulle imprese. Secondo Rete Imprese Italia, con la nuova Imu che, grazie all’autonomia dei Comuni potrebbe essere incrementata sino al 10,6 per mille, l’ aggravio fiscale per le imprese può arrivare a circa 3 miliardi di euro.

Il passaggio dall’attuale aliquota Ici, pari in media al 6,49 per mille, alla nuova Imu (spiega l’associazione delle Pmi che associa commercianti e artigiani) con aliquota base del 7,6 per mille che, però, grazie all’autonomia concessa ai Comuni, potrebbe essere incrementata sino al 10,6 per mille, comporterebbe in tal caso un aggravio fiscale sugli immobili strumentali posseduti dalle imprese pari a circa 3 miliardi di euro.

”Sarebbe un pesante aumento per il sistema delle imprese già gravato da una pressione fiscale più elevata rispetto alla media europea” commenta Giorgio Guerrini, Presidente di Rete Imprese Italia e di Confartigianato. Dalle stime effettuate emerge che, considerando tutti gli immobili adibiti ad attività produttiva (immobili adibiti ad ufficio, negozi e botteghe, magazzini, laboratori per arti e mestieri, opifici, alberghi e pensioni, teatri, fabbricati industriali e commerciali), l’incremento dell’ imposizione con l’aliquota base del 7,6 per mille, sarebbe pari a 812 milioni di euro.

A livello di singola impresa, inoltre, l’aggravio di imposizione rischia di superare alcune migliaia di euro annue in base al Comune nel quale è collocata l’impresa stessa. ”Il federalismo fiscale che ci piace – sottolinea Guerrini – è quello che favorisce la progressiva riduzione della spesa pubblica locale improduttiva e che determina un meccanismo virtuoso in grado di abbassare la pressione fiscale sulle imprese”.

A questo proposito, il presidente di Rete Imprese conclude con un auspicio: ”Ci aspettiamo che i Comuni, nell’ambito della propria autonomia tributaria, riducano, come permette la norma, l’aliquota base dello 0,3 per cento”. In tal modo le imprese godrebbero di un risparmio di imposta pari a 1,4 miliardi di euro.