Mal di tasse, il Governo pensa a un tetto sui pignoramenti: intoccabili prima casa e mezzi di lavoro

Pubblicato il 23 Maggio 2011 - 11:06 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Con le tasse (da abbassare) hanno vinto le elezioni. Con le tasse (riscosse a livelli record) rischiano di perdere tanti punti di consenso. Il governo è alle prese con quello che il Corriere della Sera, in un pezzo firmato da Mario Sensini, chiama un “mal di tasse”. Detto in modo sintetico, succede che da un anno a questa parte, grazie alle nuove regole, la riscossione delle imposte funziona. Equitalia macina un record dopo l’altro: nel 2o10 ha incassato 8,9 miliardi, il 15% in più rispetto al 2009.

Al ministro dell’Economia Giulio Tremonti il compito di arginare e provare a curare “il mal di tasse. I sintomi sono evidenti: la punta dell’iceberg è il caso di Vicenza, dove un agente di Equitalia (la società che notifica e riscuote le multe) è stato aggredito e sequestrato dopo aver notificato una cartella esattoriale da 587 mila euro. Gli allevatori avevano sforato le quote latte. Ma dietro di loro c’è un esercito di persone alle prese con grane come il fermo amministrativo della macchina.

Così il governo pensa a provvedimenti in grado di attenuare la morsa del fisco: l’idea è quella di un tetto ai pignoramenti che renderebbe “intoccabili” la prima casa e dei mezzi di lavoro, compresa l’automobile usata per gli spostamenti. Il tutto, però, senza ridurre il gettito fiscale.

La “dead line” fiscale è fissata per luglio, quando entrerà in vigore l’inasprimento del regime fiscale: gli atti di accertamento, infatti, diventeranno immediatamente esecutivi con tempi di pagamento ridotti a 60 giorni. Ma è tutta la “filosofia” della norma ad essere contro il contribuente: la logica, infatti, è quella dell'”intanto paga, poi vediamo”. Anche se si presenta ricorso, infatti, bisogna comunque pagare in anticipo metà della somma. Salvo poi vedersela rendere chissà quando se si vince il ricorso. Cosa che, statistiche alla mano, succede nel 41% dei casi.

La prima pezza il governo l’ha già messa col decreto sviluppo: una possibilità di chiedere una sospensiva per i pagamenti di 150 giorni. Fondamentalmente il tentativo di fermare una falla con un cerotto. I tempi dei magistrati tributari sono molto più lunghi e gli stessi giudici sono sul piede di guerra. Per due motivi: temono il boom delle udienze per sospensiva, e queste ultime non sono neppure retribuite. C’è poi un problema oggettivo: l’organico dei magistrati tributari, nel 2010, era di circa 3700 contro i 4600 previsti dalla legge.