Tasse: calano? Lo scherzo di Ferragosto. Monti sull’evasione: “stato di guerra”

Pubblicato il 17 Agosto 2012 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Prima lo scherzetto sul calo delle tasse, smentito il giorno dopo Ferragosto. Poi l’attacco all’evasione con è il caso di dire, levata di scudi, armi improprie e drammatizzazione bellica nell’intervista alla rivista Tempi: “Produce un grosso danno nella percezione del paese all’estero. Io penso che l’Italia si trova in uno stato di difficoltà soprattutto a causa di questo fenomeno e che si trova da questo punto di vista in uno stato di guerra”.

Riavvolgendo il filo. Fino al 2014 possiamo scordarci una diminuzione delle tasse. Al massimo si può sperare che il Governo non le aumenti. Per dire, Monti considererà un grandissimo risultato se, recuperati 6 miliardi che mancano all’appello, sarà riuscito a scongiurare il già programmato aumento di altri due punti percentuali dell’Iva (dal 21 al 23%). Aumento disposto dal Governo quale tappa obbligata di un percorso di guerra per far uscire l’Italia dal pantano: la precisazione di Monti, nessun intervento per ribassare l’Irpef, serve a ricordare come in questo percorso strisciamo ancora pancia a terra. Stretti nella morsa di 80 miliardi di interessi annui sul debito, con lo spread che quando va bene è più di 400 punti sopra il bund tedesco, e il vincolo al pareggio di bilancio che esclude ogni tirata di fiato.

Accademicamente, il presidente del Consiglio concede che il carico fiscale è eccessivo e andrebbe allentato. Ma il professore può non curarsi di colleghi che ogni giorno gli consigliano di abbassare le tasse. Può non ascoltare i rimbrotti obbligati ma poco convincenti dei partiti che lo sostengono (hanno le loro ricette ma per ora dove vanno?): Pd e Pdl son sicuri, ma manca la controprova, che loro riuscirebbero ad abbassare le tasse, chi con la patrimoniale (Imu maggiorata oltre 1 milione e 200 mila euro e esenzione per la prima casa), chi con federalismo fiscale e altri tagli alle spese. Tutti, ma proprio tutti, a parole sostengono l’inevitabilità di un taglio delle tasse, per aumentare la crescita e perché se non si cresce ogni sforzo, ogni sacrificio sarà stato vano.

Poi, si torna alla realtà dei numeri sotto l’occhiuta vigilanza dell’Europa. Debito pubblico a 1972,9 miliardi di euro, in aumento di 6,6 miliardi rispetto a maggio, superando la soglia del 123% rispetto al Pil. Il tasso di crescita tendenziale è sceso ulteriormente a – 2,5%. La produzione industriale è scesa dell’8%. Il ministero del Lavoro stima che ci saranno altri 130 mila disoccupati…Gli obiettivi da raggiungere con cui ci siamo impegnati con l’Europa non ci lasciano spazi di manovra. Qualche cosa la si può recuperare dalla spending review, ma come abbiamo visto servirà solo ad impedire un altro aumento di tasse.

Quello che non torna è il balletto sul taglio o razionalizzazione dell’Irpef. Il quotidiano La Repubblica del 15 agosto riportava una bozza di revisione dell’imposta che il primo ministro ha atteso un giorno prima di smentire. Per farci passare un Ferragosto più sereno, è la battuta di Monti. Meno riuscita di altre. L’impressione è che si spara qualcosa per vedere l’effetto che fa, per misurarne perlomeno la gittata. Un bocconcino dato in assaggio all’opinione pubblica? Certe tecniche è destino non scompaiano mai del tutto da Palazzo Chigi.