Corte Conti: “Troppe tasse, troppi evasori”. Monti venda un po’ di patrimonio

Pubblicato il 5 Giugno 2012 - 09:17 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Siamo oberati da troppe tasse e, al contempo, evadiamo gli obblighi fiscali bruciando 46 miliardi di mancato gettito. E’ la fotografia della Corte dei Conti, che già aveva segnalato la doppia questione: il “Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica per il 2012”  descrive “l’avvitamento” dell’economia italiana e non risparmia critiche anche all’operato dell’ultimo Governo che avrebbe disatteso “l’originale intonazione redistributiva” dei provvedimenti fiscali. Era il famoso slogan del trasferimento del prelievo fiscale dalle persone alle cose. La Corte dei Conti, per alleggerire il debito, suggerisce a Monti di non insistere sulle tasse e, piuttosto, lo esorta a cominciare a dismettere un po’ di patrimonio pubblico mobiliare e immobiliare. E, sempre a proposito di debito, invita a guardare bene nella sanità pubblica, lì virus della corruzione si mangia risorse a profusione:

Il prelievo fiscale grava ancora troppo sul lavoro. L’ulteriore aumento delle tasse provoca, come in un circolo vizioso, “un ulteriore rallentamento dell’economia”. Al punto che, il motivo per cui sono stati varati gli aumenti, e cioè il raggiungimento degli obiettivi di pareggio di bilancio, si allontana sempre di più. La Corte suggerisce una inversione di tendenza, per “incidere sui fattori che bloccano la crescita, per recuperare, attraverso maggiori incrementi del Pil, il gettito mancante”. In particolare, alla Corte non sfuggono gli aumenti a base di Imu e Iva che avrebbero dovuto compensare una riduzione in realtà limitatissima del prelievo sui redditi da lavoro e da impresa.

Questo è l’altro corno del problema: quei 47 miliardi evasi sarebbero utilissimi per riportare la tassazione su lavoro e impresa a livelli europei. Già nel 2010 l’Italia aveva le tasse più alte d’Europa con il 42,6%. In effetti, un po’ di recupero su altre voci fiscali (consumi, patrimoni) avrebbero dovuto consentire il recupero sul lavoro. L’aumento dell’Iva, suscettibile di altri rincari a ottobre, ci ha portato un po’ più su sulla media europea della tassazione dei consumi. Tuttavia, ogni sforzo è vanificato dal fatto che il 29,3% dell’Iva in Italia nel triennio 2007-2009, non ha preso la via della Agenzia delle Entrate.

Anche l’Irap è stata evasa per il 19,4%. 46 miliardi in tutto, appunto. Attualmente l’Italia è al terzo posto della speciale classifica Ocse degli evasori di Iva, alle spalle di Turchia e Messico. Se si vuole anche solo immaginare un percorso che ci avvii alla crescita va riequilibrato il peso fiscale alleggerendo il fardello sul lavoro e trasferirlo sui consumi. In pratica troppe tasse sul lavoro sono ingiuste e vengono tutte pagate. Le tasse sui consumi sarebbero meno impattanti sulle possibilità di crescita ma nessuno le paga. E’ per questo squilibrio, per questa contraddizione che l’Italia non si libera dall’avvitamento che la paralizza.