Tasse no aumenti, ma tagli agli sconti fiscali sanitari e detrazioni al 19%

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Settembre 2014 - 10:35 OLTRE 6 MESI FA
Tasse no aumenti, ma tagli agli sconti fiscali sanitari e detrazioni al 19%

Tasse no aumenti, ma tagli agli sconti fiscali sanitari e detrazioni al 19%

ROMA – Tasse no aumenti, ma tagli agli sconti fiscali. Nel mirino le detrazioni al 19%. Le tasse non aumenteranno, semmai si colpiranno gli abusi e si eviterà il protrarsi di storture e squilibri, soprattutto nel mare magnum delle detrazioni e delle deduzioni fiscali, quelle tax expenditures che puntualmente gli organismi internazionali chiedono all’Italia di riorganizzare. Il conto alla rovescia per la legge di stabilità è partito, gli incontri tra Matteo Renzi, Pier Carlo Padoan e Carlo Cottarelli si infittiscono, le ipotesi si susseguono, ma il governo ha chiaro l’obiettivo di non appesantire ulteriormente la pressione fiscale, non solo per non contraddire di fatto la concessione del beneficio degli 80 euro, ma anche per non rischiare di innescare una spirale ancora più recessiva.

Il disboscamento intelligente, mirato della jungla degli sconti fiscali (sono circa 700, costano 250 miliardi l’anno) serve ad evitare i tagli lineari su detrazioni e sconti in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi con la spending review. Se sono intoccabili gli sconti fiscali su lavoro dipendente, pensioni, familiari a carico e altre voci simili, aggredibili sono alcuni regimi di esenzione come per esempio nell’agricoltura e le detrazioni al 19%. Dove sono comprese anche quelle sanitarie (e infatti, nel nuovo modello 730 con la dichiarazione precompilata dal Fisco non saranno indicate le spese sanitarie, suscettibili di detrazione ).

Un elenco (quello delle detrazioni al 19%), che comprende gli sconti fiscali sulle spese sanitarie, sui mutui e su molte altre voci: dalle palestre alle spese funerarie. Complessivamente valgono 5,4 miliardi di euro. Il governo Letta aveva previsto una loro riduzione dal 19% al 17% poi rimandata e che, ora, dovrà trovare copertura nella legge di stabilità. Una delle ipotesi sul tappeto è quella di legare al reddito lo sconto fiscale. La detrazione del 19% resterebbe piena fino a una certa soglia (per esempio 30 mila euro), per poi decrescere a annullarsi.

Un altro meccanismo, simile, agirebbe invece sulle franchigie, legando anche queste al reddito e ponendo un tetto massimo di detrazione. Una misura simile era stata ipotizzata due anni fa dal governo Monti, che aveva proposto di fissare per i redditi oltre 15 mila euro la franchigia sulle detrazioni a 250 euro con un importo massimo di 3 mila euro. Una misura che, secondo le stime di allora, avrebbe generato risparmi per 1,2 miliardi di euro. (Andrea Bassi, Il Messaggero)

Le indiscrezioni circolate sulla stampa di un possibile aumento della tassa di successione non trovano quindi conferma nei palazzi, dove forse qualche studio in proposito è circolato, senza però trovare terreno fertile. I patrimoni sono del resto già stati in qualche modo colpiti quest’anno con l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie necessaria a coprire il taglio Irap, e così le plusvalenze bancarie per trovare risorse a favore del bonus Irpef.

Per questo Palazzo Chigi e ministero dell’Economia non vogliono sentir parlare – almeno al momento – di alcun nuovo aumento di imposte, accise o aliquote. Il capitolo che rimane aperto sui tavoli dei tecnici è semmai proprio quello delle detrazioni, per cercare di mettere ordine tra le infinite spese detraibili che forse non hanno più ragione d’esistere o non spettano a chi invece continua a sfruttarle. Dal riordino qualcosa si potrebbe racimolare, così come dall’efficientamento dei ministeri, su cui prosegue il lavoro comune di tutto il governo.