Taxi batte Pos 30 a zero, autonomi battono dipendenti 15 a zero. E’ la Destra che ringrazia i suoi elettori

Tasse in Legge di Bilancio, la Destra ringrazia i suoi elettori. Taxi batte Pos, cade obbligo accettare pagamenti col Pos sotto i 30 euro. Forfait tasse al 15% per partite Iva fino a 85 mila euro, ma se la partita Iva la apre un lavoratore dipendente forfait per lui non c'è.

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 25 Novembre 2022 - 11:08 OLTRE 6 MESI FA
Taxi Pos

Taxi batte Pos 30 a zero, autonomi battono dipendenti 15 a zero. E’ la Destra che ringrazia i suoi elettori (foto ANSA)

Si può fare, l’hanno fatto. In Legge di Bilancio. Non è reato, non è peccato, non è scandalo. E’ una scelta. La scelta di far figli e figliastri in materia fiscale. La scelta evidente di ringraziare in solido il proprio elettorato. E di ignorare se non punire l’elettorato altrui. Ad esempio l’esito di una battaglia di principio e di fatto, quella tassisti contro Pos. Tassisti, soprattutto da Roma in giù la categoria in percentuali crescenti ha boicottato, rifiutato la legge. Quella che imponeva di accettare pagamenti col Pos. Rifiuto spesso muscolare. La ribellione dei tassisti alla legge ha vinto, hanno vinto i tassisti, Taxi Driver ideologico nel testo di governo che annulla l’obbligo di accettare pagamenti col Pos sotto i trenta euro. Una vittoria grandemente simbolica. Del pensiero tassista, della corporazione tassisti. E anche, ovviamente, del pensare e operare del piccolo commercio. Gli anti Pos hanno ottenuto soddisfazione. La soddisfazione del farsi pagare cash. Non tanto e non solo per occultare parte del reddito al fisco. Soprattutto soddisfazione culturale e ideologica. Contro le banche, i controlli, i Poteri, lo stato, a maiuscole invertite.

Partite Iva pure e impure

Figli e figliastri anche e di più (al limite della Costituzionalità) quando si tratta di partite Iva. Il lavoratore autonomo con partita Iva pagherà forfait tasse 15% fino a reddito 85 mila euro (il limite era a 65 mila). Quindi 12/13 mila euro di tasse con reddito 85 mila. Un lavoratore dipendente con 85 mila euro di reddito paga di tasse circa 35 mila euro. Quasi il triplo dell’autonomo con Iva. Si argomenta: il reddito dell’autonomo è incerto, quello del dipendente certo. Si argomenta: l’autonomo non ha ferie e malattie pagate come il dipendente. Si argomenta: l’autonomo ha spese produzione reddito maggiori del dipendente. Mezze verità che, anche fossero intere, non riempirebbero il gap di una tassazione tripla sul lavoro dipendente rispetto a quella sull’autonomo. E si potrebbe argomentare: il dipendente ha la ritenuta alla fonte, cioè la certezza obbligata di pagare le tasse sul reddito fino all’ultimo centesimo, l’autonomo questa certezza proprio non ce l’ha e non la dà. Ma il più arriva se il lavoratore dipendente apre una partita Iva per una sua attività: in questo caso per lui il forfait non vale, il dipendente con partita Iva non ha diritto al 15% flat tax. Perché evidentemente viene considerato un intruso, una patita Iva…impura. 

La sinistra i suoi elettori invece li tassa

Sinistra politica e sindacale hanno lavorato duro nei decenni per stabilire di fatto che a 2.500 euro netti al mese si è ricchi da tassare senza dolcezza alcuna e da tenere ai margini se non fuori dalle prestazioni welfare. La sinistra politica e sindacale, in questo il Pd e la Cgil in comunione di intenti, sono le uniche forze in Europa che sistematicamente tassano pesante coloro che li votano, e cioè i lavoratori dipendenti a reddito medio (prima o poi si stuferà, il reddito medio, non il Pd e la Cgil). Non così la Destra che in materia mostra idee chiare e immediatezza operativa: hanno vinto le elezioni e nella prima Legge di Bilancio hanno premiato i loro elettori: meno tasse per gli autonomi e fichi secchi, anzi gusci di noci, per il lavoro dipendente a reddito fisso, peggio che mai se reddito medio.