ROMA – Telecom-3 Italia: il socio cinese, lo sconto fiscale da 2 miliardi. Prova del Cda per Hutchison Wampoa. La proposta dei cinesi per una integrazione di 3 Italia in Telecom con l’eventuale acquisto di quote dai soci di Telco (Telefonica, Mediobanca, Generali e Intesa) è sul tavolo del board. Bocciata l’opzione Sawiris, il presidente Franco Bernabè gioca un’altra carta per il futuro del gruppo di tlc e, ancora una volta, dopo le spaccatura sulla vendita di La7, si prepara a una riunione ad alta tensione. I rappresentanti dei soci vogliono vedere la carte, dopo aver appreso delle profferte di Hutchison Whampoa dalla stampa, per decidere se approfondire i contatti, finora rimasti ai preliminari.
Bernabè dovrà convincere il consiglio che l’operazione – un concorrente sul mercato interno verrebbe eliminato – ha un senso industriale per Telecom e non serva solo offrire una via di uscita ai soci di Telco ai quali Hutchison offre 1,2 euro per azione, lo stesso valore al quale hanno svalutato i loro pacchetti. Centrale sarà la valutazione di 3 Italia per il conferimento a Telecom: della società in rosso, gli azionisti vogliono conoscere tutti i numeri. Per Marco Fossati, che di Telecom detiene il 5%, “circolano multipli irrealistici” e quella prospettata “non la ritengo un’operazione strategica, non ha valenza internazionale, è un’operazione tattica sul mercato domestico della telefonia mobile”, dice in una intervista il numero uno di Findim. Su un altro fronte Fossati attende che Bernabè porti in Cda, come ha promesso, le sue richieste di una riflessione sul rinnovo del management, sul modello di business e sulla governance.
Sul Fatto Quotidiano (“Telecom – H3G, una fusione da due miliardi. A spese nostre”, 11 aprile) Giorgio Meletti vede nell’operazione soprattutto il tentativo di realizzare, tramite la fusione, un risparmio fiscale valutabile in 2,26 miliardi di euro (“metà gettito dell’Imu sulla prima casa”, ricorda). Approfittando di una norma contenuta nel decreto salva-Italia che mirava a favorire le fusioni tra aziende italiane. Lo schema sarebbe questo: 3 Italia ha accumulato 8,6 miliardi di perdite. Nella eventuale fusione, il soggetto incorporante, cioè Telecom, avrebbe il diritto a uno sconto fiscale pari al 27% sugli utili tassati (appunto 2,26 miliardi).
Nello scenario prefigurato, Bernabè, per guadagnare autonomia e spazi di manovra a dispetto di un cda interessato soprattutto ai dividendi, chiede aiuto al suo vecchio amico Li Ka Shing, l’ottanquattrenne di Honk Kong a capo di Hutchinson Wampoa che è interessato al controllo di Telecom attraverso Telco. “E’ un po’ complicato, ma il succo è che il cinese può pagare le azioni Telco il doppio del valore di Borsa, così i big (Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo, ndr.) e i piccoli azionisti non possono protestare”, conclude Meletti.
A quel punto, sempre secondo questa ricostruzione, il risiko finanziario troverebbe una sua giustificazione strategica attraverso la dismissione della rete telefonica, rinazionalizzata dalla Cassa Depositi e Prestiti “lasciando alla Hutchinson Wampoa una Telecom più che dimezzata e ridotta a una semplice società di servizi”.