Telecom Italia è ufficialmente francese. A Vivendi, scaricato Cattaneo, il controllo diretto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Luglio 2017 - 10:55 OLTRE 6 MESI FA
Telecom Italia è ufficialmente francese. A Vivendi, scaricato Cattaneo, il controllo diretto

Telecom Italia è ufficialmente francese. A Vivendi, scaricato Cattaneo, il controllo diretto

ROMA – Telecom Italia è ufficialmente francese. A Vivendi, scaricato Cattaneo, il controllo diretto. I francesi occupano la stanza dei bottoni in Tim e il cda può solo “prendere atto dell’inizio dell’attività di direzione e coordinamento da parte di Vivendi” come riporta il comunicato al termine del cda che ha approvato la semestrale e dato un assetto provvisorio alla governance del gruppo. Una sottolineatura che rappresenta una novità e che attira l’attenzione, considerando le recenti ispezioni Consob e che richiama il tema del consolidamento del debito di Tim nella controllante Vivendi.

Ma da un punto di vista politico, l’ufficialità della notizia (“Telecom Italia è francese: direzione e coordinamento del gruppo passano a Vivendi” è il laconico titolo dell’apertura del Sole 24 Ore) conferma e acuisce le tensioni nel rapporto Italia-Francia dopo il voltafaccia francese nella vicenda Fincantieri (senza contare l’iniziativa solitaria del premier Macron sulla Libia che ha di fatto scavalcato il governo italiano) con il governo francese che ha deciso di nazionalizzare i cantieri navali di Stx di Saint Nazaire di cui il gruppo italiano si era assicurato il controllo. Se sono i francesi a fare acquisti in Italia vale la legge di mercato, se succede il contrario scatta l’interesse nazionale: un problema di basilare principio di reciprocità violato, peraltro da un alleato europeo.

Di fatto Tim dopo l’uscita di Flavio Cattaneo resta senza un a.d, con le deleghe “temporaneamente conferite al presidente esecutivo De Puyfontaine” (che è anche ceo di Vivendi) e quelle più sensibili, relative alla Funzione Security e a Sparkle, assegnate ad interim al vice presidente, Giuseppe Recchi.

Una situazione di incertezza che di solito innervosisce i mercati e contro la quale ha alzato la voce Assogestioni mentre in seno alla società ha visto ‘puntare i piedi’ ai consiglieri indipendenti che hanno chiesto che la procedura per la nomina del successore di Cattaneo venisse rispettata. E così il Comitato Nomine e Remunerazione ha dato mandato a Egon Zehnder, secondo quanto si apprende, di selezionare una rosa di candidati per trovare alla fine un ceo italiano.

Amos Genish, gradito a Vivendi che ne avrebbe voluto fare il capo azienda, è ancora vincolato dal patto di non concorrenza sul Brasile firmato con Telefonica quando il 1 gennaio 2017 ha lasciato la guida di Vivo per approdare il 4 gennaio a Parigi per sovrintendere la strategia di convergenza del gruppo tra contenuti, piattaforme e distribuzione. Per lui dunque si delinea per ora solo il ruolo di direttore generale, che Cattaneo lascerà lunedì 31 luglio. L’annuncio potrebbe arrivare già oggi.

L’ultimo atto del manager sarà la presentazione dei conti alla comunità finanziaria. Il primo semestre si è chiuso con ricavi consolidati pari a 9,8 miliardi di euro (+7,4%) e un ebitda a 4,1 miliardi di euro (+10,4%) ma con un utile di 596 milioni di euro che sconta oneri netti non ricorrenti per oltre 170 milioni e, viceversa, il primo semestre 2016 beneficiava della valutazione al fair value dell’opzione implicita inclusa nel prestito obbligazionario a conversione obbligatoria. Il debito è sceso a 25,1 miliardi.

“Lascio un’azienda migliore di come l’ho trovata – commenta Cattaneo tracciando un bilancio del suo mandato – un miglioramento di 1,3 miliardi di euro dell’ebitda dal primo trimestre 2016, una crescita di di oltre 9 punti percentuali del fatturato di gruppo e la riduzione del debito di 2,4 miliardi negli ultimi 12 mesi”. “Sono una solida base per la seconda fase del piano di rilancio – sottolinea De Puyfontaine – Tim proseguirà negli investimenti sulle infrastrutture e nello sviluppo di servizi convergenti”. Nessun riferimento ulteriore al tema della banda larga. Su cui invece torna l’ad di Enel Francesco Starace, una eventuale fusione tra Tim e Open Fiber “non ha senso, siamo completamente contrari, si tratta di una discussione inutile”.