Terremoto in Emilia, allarme Cgil: “A rischio 5.000 posti di lavoro”

Pubblicato il 21 Maggio 2012 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA

BOLOGNA – Nella zona colpita dal terremoto ci sono almeno 5.000 posti di lavoro a rischio. Il bilancio, provvisorio e approssimativo, lo hanno fatto con l’ANSA i due segretari delle Camere del Lavoro di Modena e Ferrara.

Per Giuliano Guietti nel ferrarese ci sono 700-1000 lavoratori le cui aziende questa mattina non erano in condizione di far ripartire le attività produttive. Per Donato Pivanti 3-4.000 i dipendenti del modenese. Il conto si riferisce solo alla industria, e non tiene conto di terziario e agricoltura. In entrambi i territori i sindacati sono al lavoro per fare un quadro delle aziende in difficoltà.

Nel ferrarese, l’azienda che simboleggia la situazione di crisi è la Ceramica SantAgostino, dove ieri ci sono stati due delle vittime del sisma. Ha 330 dipendenti in un paese, Sant’Agostino, che ha circa 7.000 residenti. Solo in numeri rendono evidente che l’economia del paese è in ginocchio.

Alla Ursa di Stellato di Bondeno, dove domenica è morto uno degli altri operai vittima del sisma, i lavoratori sono 48; 185 alla Tecopress di Dosso, dove si è registrata la quarta vittima. Ma oltre alle aziende che purtroppo hanno avuto del morti, ha spiegato Guietti, ce ne sono tante altre che hanno avuto danni strutturali e dove sono in corso le verifiche. La Decip di Zerbinate, la Petrapoliemri e la Govoni di Casumaro, la Barbieri di Scortichino, la Fira di Dosso. Per un numeri che (solo nell’industria) per Guietti vanno dai 700 ai 1000 lavoratori a rischio, su una base complessiva di circa 35.000 addetti del settore.

Servono ammortizzatori sociali, cassa integrazione straordinaria e in deroga per entrambi i segretari. ”Oggi ci dovrebbe essere il decreto del ministero del Lavaro che garantisce la copertura” ha aggiunto Guiettti. Ma ”bisognerà iniziare a ragionare anche sulla ripresa e su come mettere in condizione le aziende di ripartire” sottolineano entrambi.

Ancora più fosco il quadro fatto da Pivanti che ai 3-4000 lavoratori dell’industria modenese a rischio somma anche quelli del terziario, dell’agricoltura e fa arrivare il conto a circa 7.000 persone per cui si preannunciano tempi bui. ”Ci sono aziende del polo ceramico di Finale, come la Ex Ansa marmitte e la Titan. Quelle del biomedicale a Mirandola, dove lavorano almeno 500 persone, del comparto cartotecnico di san Felice sul Panaro. E poi c’è l’indotto, senza contare gli interinali e i precari – ha sottolineato Pivani – e noi dobbiamo pensare a tutelare tutti”.