The Economist: se l’Europa dell’Est affonda trascinerà giù tutta la Ue

Pubblicato il 4 Marzo 2009 - 20:01 OLTRE 6 MESI FA

Crollo dei tassi di cambio, voragini nelle partite correnti, spaventosi prestiti in valute estere, gravi recessioni. Tutto questo non sta accadendo negli anni Ottanta e Novanta in qualche remoto paese del terzo mondo, ma nel giardino di casa della Ue, ovvero nei Paesi dell’Est europeo, molti dei quali ne fanno parte.

E se le cose dovessero andar peggio prima di andar meglio – scrive The Economist – a soccorrerli dovrebbero i membri più anziani dell’organizzazione.

Una prospettiva che gli europei dell’ovest considerano vergognosamente ingiusta. Gli europei dell’est, con gli investimenti esteri si sono dati alla pazza gioia, volendo ottenere subito standard di vita dell’ovest e reclamando in tempi stretti l’adozione dell’euro.

Ora dall’ovest si levano voci critiche, non ingiustificate, secondo cui alcuni Paesi dell’Est non erano pronti ad entrare nella Ue. Questi paesi hanno attuato male o ignorato le riforme richieste ed hanno sprecato i miliardi presi in prestito in dissennati boom delle costruzioni e dei consumi.  ”Non dovrebbero essere loro a pagare il prezzo della loro follia”?, si chiede l’Economist.

Eppure – rileva la rivista – se un paese come l’Ungheria od uno dei Paesi baltici dovessero affondare, i primi a soffrirne sarebbero gli europei dell’ovest. Le banche italiane, svedesi, austriache che hanno massicciamente investito nell’est subirebbero perdite catastrofiche se il valore dei loro assets crollasse.

E ciò potrebbe facilmente demolire il più prezioso dei risultati della Ue, il mercato unico. In realtà, un collasso nell’est susciterebbe apprensioni sul futuro stesso della Ue.

LG