Treviso, allarme artigiani: “In crisi perché i giovani vogliono soltanto il posto in ufficio”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Maggio 2018 - 15:57 OLTRE 6 MESI FA
Treviso artigiani

Treviso, allarme artigiani: “In crisi perché i giovani vogliono soltanto il posto in ufficio”

TREVISO – Angelo Zanon, 64 anni, titolare delle Minuterie Zanon di Tezze di Piave, frazione di Vazzola in provincia di Treviso, racconta come la sua officina, rischia di chiudere perché “non ci sono giovani disposti a lavorare in fabbrica”. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui, Ladyblitz – Apps on Google Play] I numeri della Camera di Commercio lo confermano: al 31 marzo 2018 si contano 22.915 imprese artigiane attive nella provincia di Treviso, ben 130 in meno rispetto a un anno fa.

E la colpa, spiega l’artigiano a La Tribuna di Treviso, è anche, se non soprattutto, della difficoltà a trovare personale preparato e disponibile. “Chiedetelo ai miei colleghi, avrete sempre la stessa risposta: non si trovano operai” spiega Zanon, “tanti possibili candidati mi dicono che in fabbrica non avrebbero “vita sociale” e cercano lavori più comodi, in ufficio o nei servizi. Il nostro però è un territorio ad alta vocazione manifatturiera. Il rischio è la morte di un intero tessuto produttivo: con la scomparsa di un certo tipo di manodopera abbiamo perso anche tanta qualità nelle lavorazioni”.

Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato Treviso, si schiera dalla parte di Zanon: “I lavori “brutti e sporchi” non si fanno più, è vero, abbiamo perso una generazione di lavoratori dell’artigianato e sarà molto difficile ripartire”.

Ma un aiuto dovrebbe arrivare, secondo Sartor, dalla grande impresa: “Il rischio in questo momento storico è di perdere un’intera filiera, perché se chiudono i produttori di piccoli componenti o le officine che effettuano lavorazioni particolari entra in crisi anche il grande nome. E comunque sono tanti i settori che non trovano addetti: succede anche nella nuova impiantistica, in cui serve personale specializzato, nell’idraulica, nel campo del recupero energetico, nella domotica. Le scuole professionali sono state dequalificate perché considerate di Serie B. Ripartiamo da questo aspetto culturale”.