Sconti fiscali al Vaticano, per Bruxelles sono “aiuti di Stato”. Italia sotto inchiesta

Pubblicato il 11 Ottobre 2010 - 19:30 OLTRE 6 MESI FA

La Città del Vaticano

L’Italia finisce nel mirino di Bruxelles per gli sconti fiscali (esenzione Ici, e Ires ridotta al 50%) riconosciuti alla Chiesa. Domani, su proposta del commissario alla concorrenza, Joaquin Almunia, l’esecutivo comunitario darà il via libera all’apertura di un’inchiesta approfondita per verificare la compatibilità con le norme Ue di un’agevolazione che la Commissione ritiene essere un aiuto di Stato.

La mossa di Bruxelles arriva dopo anni di scambi di lettere con le autorità italiane e potrebbe concludersi, come avverte la Commissione nella comunicazione che sarà inviata all’Italia, con la richiesta di recupero di tutti gli aiuti erogati – si parla di miliardi di euro – se al termine dell’inchiesta risulterà che questa agevolazione è stata concessa illegalmente rispetto a quanto previsto dalle norme europee.

A essere finite sotto la lente della Commissione sono state le norme che riconoscono l’esenzione dal pagamento dell’imposta comunale sugli immobili ai soggetti che hanno lo status di ‘entità non commerciale’ (articolo 7 del decreto legislativo 504/92) e quelle che fissano le condizioni per il riconoscimento di questo status, stabilendo però che tali condizioni non si applicano agli istituti ecclesiastici e ai club sportivi amatoriali (articolo 149 del testo unico delle imposte sui redditi).

In primo luogo, secondo la tesi sostenuta dalla Commissione, questa agevolazione si configura come un aiuto di Stato che suscita ”dubbi” sul rispetto delle norme Ue. ”Le autorità italiane – si legge tra l’altro nelle 13 pagine del documento preparato da Almunia – non hanno presentato argomenti che possano far ritenere che la misura rientri tra le eccezioni in base alle quali un aiuto di Stato può essere ritenuto compatibile con il mercato unico”.

Se è vero che l’esenzione Ici si applica a entità non commerciali – è il ragionamento seguito da Bruxelles – è altrettanto vero che in settori come l’ospitalità e i servizi sanitari, tanto per citare due esempi, queste entità possono esercitare (e pare anche che lo facciano, in base alle informazioni raccolte) attività economiche beneficiando di un vantaggio che gli altri operatori non hanno. E che si configura quindi come una distorsione della concorrenza anche a livello intra-comunitario. Gli esempi della presunta concorrenza sleale non mancano: questa estate, a Carrara, non sono mancate le polemiche per i “prezzi al ribasso” offerti da uno stabilimento balneare gestito da due istituti religiosi.

Da qui la decisione della Commissione Ue di aprire un’inchiesta approfondita e chiedere all’Italia di comunicare ”entro un mese” dalla ricezione della lettera di notifica che sarà inviata da Bruxelles tutti i commenti e le informazioni che riterrà opportune per una corretta valutazione del caso.

E’ dal 2006 che il dossier sugli sconti Ici riconosciuto alla Chiesa viaggia sui tavoli della direzione per la concorrenza di Bruxelles. La quale per ben due volte – nel 2006 e nel 2008 – aveva comunicato ai ricorrenti di ritenere che non ci fossero i presupposti per aprire un’indagine formale.

Ma l’insistenza del deputato radicale Maurizio Turco, il conseguente intervento della Corte di giustizia Ue e i nuovi elementi acquisiti da Bruxelles hanno impedito che il caso venisse definitivamente archiviato ed hanno anzi convinto i collaboratori di Almunia ad effettuare ulteriori accertamenti.