Ue, sul fiscal compact Varsavia e Praga dicono no

Pubblicato il 30 Gennaio 2012 - 18:04 OLTRE 6 MESI FA

Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e Mario Monti (Foto LaPresse)

BRUXELLES – Ventisette convitati a Bruxelles per un accordo sul fiscal compact, cioè l’impegno europeo a raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013. Ma tra i ventisette Paesi al tavolo, due sono i no all’azzeramento del deficit: quelli di Polonia e Repubblica Ceca, oltre alla solita Gran Bretagna.

Sul tavolo del Consiglio Europeo ci sono stati anche il fondo permanente di salvataggio (l’Esfs, lo European Financial Stability Facility) e nuove misure per rilanciare la crescita e l’occupazione, ma anche la crisi greca dopo il rifiuto di Atene e del presidente dell’Europgruppo Jean Claude Juncker al commissariamento proposto dalla Germania.

Juncker ha  espresso apprezzamenti sull’operato del governo di Mario Monti: “Mi sembra che l’Italia abbia ritrovato il cammino della ragione”.

Sul fiscal compact la Polonia ha detto che l’unico caso in cui non si opporrà sarà se nel Trattato non verrà chiarito che tutti i membri firmatari dovranno partecipare al processo, e non solo quelli dell’eurozona. Praga invece aderirà solo se potrà partecipare a tutti i summit della zona dell’euro.

Per Moody’s, però, la ripresa dell’Italia non sarà immediata: secondo l’agenzia di rating il decreto salva-Italia “ridurrà il reddito disponibile delle famiglie” e l’economia italiana registrerà un calo del Pil dell’1,8 per cento nel 2012. Moody’s vede nero anche sul lavoro: il tasso di disoccupazione in Italia, stima l’agenzia, aumenterà dell’8,8 per cento nel 2012, rispetto all’8,2 del 2011. Quest’aumento della disoccupazione, dice Moody’s, porterà ad un aumento dei tassi di morosità nel mercato immobiliare.

Nella bozza conclusiva del vertice l’appello unanime dei ventisette è: ”Occorre fare di più affinché l’Europa superi la crisi”. Il Consiglio europeo di marzo varerà le ”linee guida” sulle politiche economiche e per l’occupazione dei singoli Paesi membri.