Urbano Cairo: a bilancio il segreto perché vuole il Corriere

di Sergio Carli
Pubblicato il 9 Aprile 2016 - 14:00 OLTRE 6 MESI FA
Urbano Cairo: a bilancio il segreto perché vuole il Corriere

Urbano Cairo: nei bilanci il segreto del perché vuole il Corriere della Sera

MILANO – Urbano Cairo, padrone di La7, editore di Dipiù, tenta la scalata alla Rcs, cioè al Corriere della Sera e alla Rizzoli. Se andrà in porto, sarà un capolavoro di coraggio e bravura, una operazione da manuale: senza tirare fuori un soldo, azioni contro azioni e basta, una azienda, la Cairo Communication, da 236 milioni di fatturato, 17,5 milioni di Ebitda (utile prima di svalutazioni, ammortamenti e imposte)  e 11 di utile netto consolidati controllerà la Rcs Media Group, una azienda cinque volte più grossa ma schiacciata dai debiti. Rcs è il secondo gruppo editoriale italiano, vanta oltre un miliardo di fatturato ma solo 16,4 di Ebtda e una perdita di ben 176 milioni di euro (bilanci al 31 dicembre 2015).

La differenza, oltre che nel risultato, è nella cassa. Urbano Cairo ha in cassa quasi 106 milioni di euro, Rcs dichiara un indebitamento finanziario netto complessivo di 486,7 milioni.

A Urbano Cairo dà ragione la Borsa, che valuta la sua Cairo Communication 370 milioni di euro, mentre valuta la Rcs 237 milioni; il Gruppo Espresso, con 605 milioni di ricavi, 47 di Ebtda, 17 di utile netto e zero debiti, vale in Borsa 373 milioni; la Mondadori, primo editore italiano, con 1.122 milioni di ricavi, 81,6 di Ebtda, 15 di utile netto, ha debiti per 199,4 milioni e vale in Borsa 240 milioni.

Visti i risultati della Rcs, Urbano Cairo è un megalomane che vuole prendersi addosso una croce che nessuno vuole portare? No, Cairo è forse il più bravo di tutti e sa fare bene i suoi conti: dentro Rcs c’è il Corriere della Sera, il quotidiano leader in una delle aree più ricche d’Europa.I conti del Corriere non sono evidenziati nel bilancio che si trova sul sito del Gruppo, ma possono essere solo migliori di quel che si legge, riferito alla divisione Media Italia, di cui facevano parte, nel bilancio 2015, Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport con annessi e connessi digitale e varie e altre cose che possono solo avere appesantito i conti del Corriere.

Corriere, Gazzetta e annessi hanno registrato 517 milioni di ricavi, 52 di Ebtda, cioè 1 euro di utile lordo per ogni 10 di fatturato pur in presenza di una Gazzetta in difficoltà, a quanto riferisce il bilancio. Hanno aumentato il prezzo del giornale popolare italiano per eccellenza, portandolo a 1 euro e mezzo (ma oggi, sabato 9 aprile 2016, costava 2 euro, forse per il supplemento che a volte l’edicolante nemmeno ti dà) e ora parlano di “generale calo delle diffusioni solo in parte compensato dall’effetto positivo dell’aumento del prezzo di copertina”.

Per avere un riferimento, Repubblica ha avuto, su ricavi per 200 milioni, un Ebtda di 6,7 cioè 30 centesimi su 10 euro, i quotidiani locali del Gruppo Espresso sono i più redditizi, 26 milioni di Ebdta su 158 di ricavi, cioè un euro e sessanta centesimi ogni dieci di fatturato. Tradotto, il Corriere con annessi e connessi rende tre volte Repubblica.

Urbano Cairo, oltre a essere sempre più uno dei pochi che parlano chiaro contro le politiche commerciali devastanti della Rai, sa leggere bene i bilanci e ci vede quello che molti non vedono. La Rcs, una volta ben ripulita e snellita, magari anche liberata della partecipazione in Spagna che in questo momento affonda i conti del Gruppo Rcs.

Molto della perdita di Rcs dipende da svalutazioni e ammortamenti di aziende e testate ormai pagate, che pesano sui conti ma non si proiettano nel futuro né comportano ulteriori uscite di cassa. Le svalutazioni finiranno e la Rcs splenderà. Piccolo esempio: sui conti della Rcs hanno pesato nel 2015 la svalutazione della divisione libri, da cedere alla Mondadori e altre bagatelle per 64 milioni di euro. Nel bilancio 2016 non ci saranno più.

C’è però da aggiungere. sempre per avere un termine di confronto, ammortamenti e svalutazioni cubano, nel bilancio Rcs, per oltre 124 milioni, in quello del Gruppo Espresso per  17. Mentre Rcs dichiara quasi 487 milioni di debiti, il Gruppo Espresso quasi non ne ha.

La situazione finanziaria della Rcs è un elemento chiave della motivazione di Cairo e anche un po’ i risultati della gestione corrente che non è riuscita a assorbire il calo dei ricavi. In sintesi:

Rcs, fatturato da 1065 a 1032 milioni, Ebtda da 27,9 a 16,4 milioni;  costo del lavoro da 303 a 318 milioni.

Espresso, fatturato da 643 a 605 milioni, Ebtda da 59,8 a  47,5 milioni; costo del lavoro da 233 a 228 milioni.

Mondadori, fatturato da 1.169 a 1.122 milioni, Ebtda da 71,5 a 81,6 milioni; costo del lavoro da 222,2 a 214,6 milioni.

I dettagli della operazione proposta da Urbano Cairo sono un po’ su tutti i siti, la “velina” è quella di Sabina Rosset della Agenzia Ansa, che riportiamo integralmente:

Urbano Cairo rompe gli indugi su Rcs MediaGroup e lancia un’offerta pubblica di scambio sul gruppo del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport per creare un grande gruppo editoriale multimediale “dotato di una leadership stabile e indipendente” e rafforzare il profilo economico finanziario della Rizzoli accelerandone la ristrutturazione e il rilancio. La proposta prevede l’offerta di 0,12 azioni Cairo Communication per ciascun titolo Rizzoli. Rcs viene così valutata 0,551 euro per azione, dopo aver chiuso oggi le quotazioni in Borsa a 0,455 euro (c’è un premio considerando anche il dividendo del 32,6%).

L’offerta è comunque condizionata ad adesioni che permettano all’offerente di avere azioni pari ad almeno il 50% più una azione ordinaria, e prevede tutta una serie di impegni delle banche creditrici. Cairo ha spiegato di voler far leva sulla propria esperienza nell’esecuzione di complesse ristrutturazioni aziendali – il caso più noto è quello di La7 acquisita nel 2013 – e sulle competenze maturate nella raccolta pubblicitaria e la capacità di crescita nel settore dei periodici, che gli hanno consentito di mantenere un’elevata profittabilità in un difficile contesto di mercato. Cairo conta poi di realizzare “significative efficienze nella gestione dei costi operativi” di Rcs, “anche semplificando la struttura societaria”, e di “sviluppare i ricavi sviluppando le potenzialità della Rizzoli e di ristabilire l’equilibrio economico del gruppo”.

Tra le condizioni di efficacia previste si prevede che prima della conclusione dell’offerta le banche finanziatrici si dovranno impegnare a rinunciare alla facoltà di chiedere il rimborso anticipato del debito in ragione del cambio di controllo. Non dovranno poi chiedere fino a fine 2017 a Rcs alcun rimborso in linea capitale, salvo il rimborso anticipato parziale con l’incasso dalla cessione di Rcs Libri.

Le banche si dovranno poi impegnare a non avvalersi del recesso dei finanziamenti, a non chiedere procedure concorsuali per Rcs, e a mantenere le linee di finanziamento in essere. L’offerta non è finalizzata alla revoca di Rcs dalla Borsa. Cairo è assistito da Banca Imi, Equita come advisor finanziari e da BonelliErede come consulente legale. La società di Cairo terrà inoltre l’assemblea straordinaria chiamata a decidere sull’aumento di capitale il prossimo 12 maggio.

Con il riassetto proposto da Cairo si risolve anche l’incertezza posta su Rcs dall’attesa uscita di Fiat Chrysler, annunciata al momento dell’intesa tra Espresso e Stampa-Secolo XIX. Proprio venerdì prossimo 15 aprile l’assemblea degli azionisti del gruppo automobilistico sarà chiamata ad approvare la distribuzione delle delle quote Rcs ai propri soci, con Exor che ha già preannunciato di voler cedere il proprio 5% in maniera frazionata.