Usa, “fischiettatore” di evasori: “Denuncia e ti rimborso il 30%”. E in Italia?

Pubblicato il 2 Novembre 2012 - 11:01 OLTRE 6 MESI FA
Usa “fischietta” gli evasori: “Se denunci ti rimborso fino al 30%”. E in Italia? (Foto LaPresse)

ROMA – “Se denunci l’evasore fiscale ti rimborsiamo fino al 30%“. La politica della Internal Revenue Service, Irs, l’Agenzia delle Entrate americana, ha avuto successo. Ai “coraggiosi” che hanno denunciato potenziali evasori sono stati rimborsate cifre che hanno raggiunto il record di 104 milioni di dollari.

I “cacciatori di taglie” moderni prendono però il nome di Whistleblower, letteralmente “fischiettatori“, perché grazie alle loro soffiate hanno permesso di recuperare i soldi evasi allo stato.

Il premio per i “fischiettatori” va al 15% del valore recuperato dal fisco fino al 30%. Appena pochi giorni fa, scrive su Repubblica Alessandro De Nicola, un “fischiettatore” ha incassato 38 milioni di dollari dall’Irs per aver smascherato una società che evadeva le tasse. All’inizio di settembre invece, scrive il quotidiano, è diventato famoso il caso di Bradley Birkenfield:

“Ancor più clamoroso l’episodio di inizio settembre, che ha coinvolto Bradley Birkenfield, ex banchiere di Ubs, il quale, avendo scoperchiato una serie di pratiche irregolari della sua banca (conti offshore segreti aperti da contribuenti americani e persino traffico di diamanti in tubetti di dentifricio), si era beccato nel 2008 una condanna a 40 mesi di prigione. Ma, si potrebbe dire, ne è valsa la pena, poiché il fisco statunitense gli ha riconosciuto la bella sommetta di 104 milioni di dollari come riconoscimento dei servigi resi, un record”.

Se negli Stati Uniti il sistema ha ottenuto un grande successo, si potrebbe proporre di importarlo in Italia, dove però anche solo scrivere una legge anti-corruzione ha scatenato il dibattito efferato nel Parlamento italiano. E pensare che, ricorda Repubblica, il sistema americano in Italia è stato adottato per pentiti di mafia e terrorismo ed ha riportato anche discreti successi.

De Nicola elenca dunque i possibili vantaggi che avremmo nel caso della corruzione:

“Il primo è che sarebbe molto più facile provare la colpa dei delinquenti, con enorme risparmio di risorse del sistema giudiziario già sovraccarico fino al collasso. Il secondo è che si recupererebbero soldi, si smaschererebbero reati che magari vanno avanti da tempo e si metterebbero in galera dei corrotti (attivi o passivi). Tutte belle cose che non accadrebbero senza la soffiata.

Il terzo sarebbe l’effetto dissuasivo. Corrotto e corruttore non hanno una grande stima l’uno dell’altro, sanno di essere entrambi dei poco di buono che però sono legati da quello che i giuristi chiamano pactum sceleris, l’accordo malavitoso che li impegna entrambi al silenzio. Sapendo che uno dei partecipanti può invece cantare, farla praticamente franca e guadagnarci pure dei soldi, ci sarebbe un grande freno a corrompere: ricordiamoci che la stima tra scellerati è bassa e nessuno vuole rischiare di andare in penitenziario per la spiata altrui”.

Ancor più vantaggi poi, secondo Repubblica, se l’incentivo fosse usato anche dall‘Agenzia delle Entrate:

“L’incentivo funzionerebbe ancor meglio per l’evasione fiscale. Spesso, soprattutto per le grandi evasioni societarie, molte persone sanno o sospettano qualcosa senza essere coinvolte nel disegno criminoso. Lì l’incentivo sarebbe ancora più forte: si incasserebbe la taglia senza alcun rischio penale. E la deterrenza portentosa: l’evasore non potrebbe più fidarsi di nessuno”.

Insomma la “taglia” sulla testa degli evasori sarebbe, secondo De Nicola, uno strumento efficace per combattere le frodi al fisco, ma alcuni accorgimenti sarebbero necessari:

“Naturalmente bisognerebbe predisporre degli accorgimenti: chi ottiene sconti di pena e poi delinque di nuovo dovrebbe vedere annullati tutti i benefici precedenti ed essere trattato da recidivo. Chi è ingiustamente accusato con dolo o colpa grave, avrebbe diritto a rompere il velo di anonimato che altrimenti proteggerebbe il confidente e chiedere il risarcimento del danno.

In cambio di questo strumento potentissimo, il governo dovrebbe rivedere la normativa fiscale in vigore e renderla sempre coerente con lo Statuto del Contribuente, per evitare, ad esempio, le deplorevoli retroattività della Legge di stabilità o il solve et repete applicato dall’Agenzia delle Entrate. I soldi recuperati dovrebbero immediatamente essere restituiti ai cittadini sotto forma di abbassamento del carico fiscale, evitando i patetici balletti che si son visti finora”.