Usa/ Allen Stanford, finanziere-truffatore da sette miliardi, è sostenuto in tribunale dall’affetto della moglie e di svariate ex-amanti

Pubblicato il 22 Luglio 2009 - 11:48 OLTRE 6 MESI FA

È probabile che la maggioranza degli uomini non vorrebbe trovarsi nella stessa stanza con la moglie separata, l’attuale compagna e due ex-amanti, specialmente se si tratta di un’aula di tribunale. Allen Stanford, il cinquantanovenne finanziere-truffatore texano, ci si trova invece benissimo, e, quel che più conta, tutte le sue donne vanno perfettamente d’accordo. Amiche per la pelle, tutte riunite attorno al loro uomo, o ex-uomo.

Stanford dopo l'arresto in manette e vestito da galeotto

Stanford dopo l'arresto in manette e vestito da galeotto

Va detto che Stanford, sotto processo a Houston, Texas, per aver organizzato truffe finanziarie stimate a 7 miliardi di dollari, quando era ancora uccel di bosco e con un patrimonio di oltre 2 miliardi di dollari non ha mai lesinato sontuosi regali alle sue donne, incluse ville da svariati milioni di dollari. Sarà forse questo il motivo per cui si danno tutte convegno in tribunale quando Stanford se la vede col giudice. Ma c’è anche da dire che il texano, sebbene non più giovanissimo, è un uomo aitante, atletico e indubbiamente affascinante con tanto di baffetti da seduttore alla Errol Flynn, cui un poco somiglia.

Sia quel che sia, le donne seguono con trepidazione le fasi processuali di Stanford, sempre molto elegantemente vestito, si siedono una vicina all’altra, si scambiano commenti, caramelle, gomme da masticare e si agitano all’unisono quando sotto interrogatorio Stanford si trova in difficoltà o una obiezione del suo avvocato difensore viene respinta dal giudice.

Il legale, Dick De Guerin, ha subito approfittato dall’affetto e dalla considerazione delle donne nei confronti del finanziere, affermando che tale profondo interesse da parte della sua ”famiglia” sarebbe una buona ragione per scarcerarlo e concedergli la libertà provvisoria dietro pagamento di cauzione. Ma il giudice, finora, da quell’orecchio non ci ha sentito. Anche se le donne di Stanford hanno portato in aula alcuni dei figli avuti dal finanziere.

«Non è insolito assistere a forme di appoggio morale per indiziati da parte delle loro famiglie», ha detto Douglas Burns, ex-pubblico ministero federale, «ma quello che sta accadendo nell’aula dove Stanford è sotto processo è indubbiamente insolito».

Contrariamente all’altro finanziere truffatore, anche lui americano, Bernard Madoff (150 anni di prigione per truffe stimate tra i 60 e i 150 miliardi di dollari), Stanford era estremamente munifico non solo con la sua corte di donne, ma anche con i suoi dipendenti. Racconta Ron Rossi, ex-capo del marketing del texano: «A volte si prendeva delle tremende arrabbiature quando qualcosa andava storto, scaraventando oggetti in tutta la stanza, altre volte mostrava una enorme generosità con i suoi dirigenti che, se concludevano bene un’operazione da 2 milioni di dollari, ricevevano tra commissioni e bonus assegni da 500 mila dollari».

Nella intricata vita sentimentale di Stanford è andato a scavare i quotidiano britannico Daily Mail. Il finanziere è sposato con la moglie Susan da 34 anni, da cui ha avuto una figlia, Randi, 26 anni. Ma intervistato dal Mail, il padre di Stanford, James,81 anni, ha rivelato che il figlio ha avuto almeno altri quattro figli da un numero imprecisato di donne soprannominate ”mogli esterne”. Secondo le memorie depositate in tribunale, Stanford non ha fatto mai mancare nulla neanche ai suoi numerosi figli, con alimenti di 150 mila dollari l’anno.

A parte l’ambizione di far soldi, a spese degli altri, Stanford teneva anche molto alla sua ”immagine’‘. Non volendo apparire come un semplice, uno dei tanti texani arricchiti, il finanziere è riuscito – probabilmente a suon di dollari – a farsi assegnare nei Caraibi il titolo onorifico di Cavaliere. Ma non essendo ai suoi occhi, e con ragione, un cavalierato caraibico gran che, andava in giro dicendo che gli era stato concesso dalla regina Elisabetta d’Inghilterra. E per rendere più credibile la cosa, messo da parte l’inconfondibile accento texano, parlava con accento britannico.