Usa, indignati. Tutto inutile, gli ad ricevono somme da capogiro

di Licinio Germini
Pubblicato il 19 Ottobre 2011 - 18:04 OLTRE 6 MESI FA

Douglas Foshee, ad El Paso, liquidazione 100 mln di dollari

NEW YORK, STATI UNITI – A volte si ha la deprimente sensazione che gli Indignati, o Occupy Wall Street come si chiamano in America, con tutti i loro sforzi, dimostrazioni, proteste  (a Roma, unico esempio al mondo, la loro pacifica dimostrazione è stata infiltrata da veri e propri delinquenti che hanno sconfitto la polizia, messo a ferro e fuoco la città, e per fortuna non c’è scappato il morto) per combattere la cupidigia della grande finanza, la corruzione politica che la grande finanza fomenta, gli stipendi e le liquidazioni d’oro zecchino al suono di diecine e diecine di milioni di dollari anche per amministratori delegati che tra l’altro hanno fatto male il loro lavoro, sia una battaglia contro i mulini a vento e quindi inutile.

Basta leggere i giornali, come per esempio il Wall Street Journal che di queste cose se ne intende. Douglas Foshee, ad di El Paso, Texas, una conduttura di gas naturale che verrà rilevata per 21 miliardi dalla rivale Kinder Morgan, se ne andrà solo dopo aver intascato una liquidazione di all’incirca 100 milioni di dollari. Nulla di straordinario nell’andazzo attuale, in cui i massimi dirigenti che non lavorano nel settore finanziario sono quelli che guadagnano di più e che, per le più svariate ragioni, lasciando l’azienda ricevono la ”golden handshake”,la stretta di mano d’oro più alta degli altri.

Ma, scrive il WsJ, almeno Foshee fino a quando è rimasto ad della El Paso ha fatto un buon lavoro, il che in un certo senso attenua la scandalosa enormità della sua liquidazione. Ma quel che rende furiosa la gente, i comuni cittadini e i bataglieri Indignati è che ci sono ad che hanno percepito diecine di milioni di dollari anche se il loro lavoro è stato un disastro. Qualche esempio? Leo Apotheker, ex-ad della Hewlett Packard, dopo aver creato scompiglio nel consiglio di amministrazione è stato mandato a casa con una ”golden handshake” di 13,2 milioni di dollari, secondo quanto riferisce il New York Times. Robert Kelly, pessimo amministratore di Bank of New York Mellon, è stato licenziato, ma non prima di aver concordato ua buonauscita di 17,2 milioni.

Eppure, queste cifre impallidiscono a paragone di altre nel panorama delle ”golden handshakes” americane. John Kanas, ex-ad di North Fork Bancorp si è portato a casa 185 milioni quando la sua azienda è stata acquistata da Capital One e lui ha perso il posto. E James Kilts, ex-ad di Gillette Corp., ha incassato la stesa cifra quando è stato fatto fuori.

Ma non se la passano male neanche quelli che mantengono il posto. Prendete il caso degli addetti di Goldman Sachs: ciascuno di esso guadagnerà nel 2011 292 mila dollari l’anno, anche se la banca non più tardi di martedi ha reso noto che i suoi profitti sono crollati del 72 per cento, a quanto riferisce CNNMoney. Ma non è finita. Nel 2010 Wall Street ha pagato i suoi addetti 20,8 miliardi tra stipendi e bonus. L’Economist ha fatto una mano di conti ed è venuto fuori che la media salariale di ciascun addetto è stata di 128.830 dollari l’anno.