Usa. Irruzione di miliardari al Congresso: ”Vogliamo pagare più tasse”

Pubblicato il 17 Novembre 2011 - 14:16 OLTRE 6 MESI FA

Il Campidoglio a Washington

WASHINGTON, STATI UNITI – Il primo a lanciare poco tempo fa il sasso nello stagno è stato il finanziere megamiliardario Warren Buffett, detto ”l’oracolo di Omaha” perchè non sbaglia mai un investimento. Lamentandosi che la sua segretaria paga più tasse di lui, Buffett ha suscitato un polverone dicendo chiaro e tondo che il sistema fiscale americano va riformato perchè i super-ricchi devono versare di più allo Zio Sam.

La sua proposta è piaciuta a paperoni come lui, convinti che un aumento dell’imposizione fiscale su di loro contribuirebbe al successo degli sforzi, finora vani, per ridurre il deficit federale che ha appena varcato la soglia dei 15 mila miliardi di dollari.

Sta di fatto che un gruppo di milionari e miliardari di varia estrazione hanno fatto irruzione – non senza qualche difficoltà per via di guardie e sistemi di sicurezza – nel Campidoglio per chiedere al Congresso di essere più tassati.

Una volta all’interno hanno incassato l’appoggio dei deputati progressisti e ”tollerati” da alcuni conservatori, incluso il leader ideologico dei parlamentari contrari agli aumenti fiscali, Grover Norquist, ispiratore dell’associazione Americans for Tax Reform, che ha anche elargito ai ricconi qualche consiglio. ”Volete pagare più tasse”?, ha chiesto. ”Non vedo qual’è il problema: quando compilate i vostri moduli fiscali, oltre al dovuto aggiungete qualche milione, una sorta di mancia come quella che si lascia al ristorante. Oppure staccate un assegno e speditelo al fisco”.

Uno dei milionari ha risposto dicendo a Norquist che se la sua ricetta economica è meno tasse e di conseguenza meno interventi governativi ”dovrebbe fare le valige, rinunciare alla sua cittadinanza americana e trasferirsi in Somalia, dove il fisco non esiste”.

Il ragionamento di chi, come i repubblicani, vuole tasse basse anche per i ricchi è che costoro, dovendo meno al fisco, avrebbero più soldi per investire e ingrandire le loro aziende, il che aumenterebbe automaticamente le entrate fiscali e favorirebbe l’occupazione.