AAA vendesi caserme, uffici, aree demaniali: allo Stato servono 15-20 miliardi

Pubblicato il 16 Luglio 2012 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA
Foto Lapresse

ROMA – Lo Stato venderà caserme, uffici e aree demaniali per fare cassa. Il ministro Grilli ha promesso che dalla cessione dei beni pubblici il governo conta di incassare tra i 15 e i 20 miliardi di euro. Antonella Baccaro sul Corriere della Sera entra nei dettagli del piano. L’operazione sarà curata dalla Società di gestione del risparmio (Sgr).

Cassa depositi e prestiti

I primi 10 miliardi, scrive Baccaro, saranno racimolati col passaggio immediato delle quote di Fintecna, Sace e Simest dal Tesoro alla Cassa depositi e prestiti. Di questi, 6 miliardi dovrebbero finire alla Cdp entro fine luglio (l’ente è controllato al 70% dal Tesoro e al 30% da fondazioni bancarie).

Immobili da vendere

Baccaro cita alcuni edifici pubblici che potrebbero finire sul mercato: Di certo della lista faranno parte molte caserme, come la Sani, quella bolognese che si trova in pieno centro, o il vecchio carcere militare di Forte Boccea e l’ex caserma di via Guido Reni, entrambe a Roma. E poi due magazzini, quelli di via Papareschi e di via del Porto fluviale, sempre nella Capitale.

Non farebbero parte dell’elenco, scrive la giornalista, gli edifici utilizzati “per finalità istituzionali”. Il costo del trasferimento, spiega la Baccaro, genererebbe altre voci negative nei conti pubblici.

Beni degli enti locali

Nel mirino del ministero del Tesoro sarebbero finite anche la aziende che dipendono da Comuni e Regioni. Spiega Baccaro:  Il pacchetto più appetibile riguarda le 4.800 aziende comunali, con un fatturato complessivo di 43 miliardi di euro, e 16 mila manager tra presidenti, amministratori e componenti dei consigli d’amministrazione. Di queste, circa 3 mila svolgono servizi un tempo interni alle amministrazioni e adesso esternalizzati. E quindi sono fuori dalle dismissioni. Ne restano 1.800 che si occupano di sevizi pubblici locali: acqua, elettricità, gas, rifiuti e trasporti. Ed è proprio su queste che si concentra l’attenzione. Anche qui la Corte dei Conti avverte che oltre il 20% delle società risulta in perdita soprattutto nel Mezzogiorno.